di Tano Siracusa
Nel piccolo studio-laboratorio costipato di apparecchiature elettroniche e strumenti musicali, appoggiato ad un angolo come un vecchio amico, gli fa compagnia il suo contrabbasso ‘preparato’, omaggio a John Cage e concreto patto di fedeltà allo sperimentalismo del musicista statunitense.
Il suo ultimo cd Passaggi è stato presentato su radio 3 a ’Battiti’, una delle trasmissioni radiofoniche più seguite e aggiornate sulla contemporanea musica di ricerca e recensito anche su riviste di musica estere, di recente in Giappone. Sandro Sciarratta appartiene a quella categoria di artisti che, come ricordava su queste pagine Alfonso Lentini, hanno rivoluzionato sull’onda del ’68 i linguaggi nella poesia, nel teatro, nelle arti figurative e anche nella musica.
Quasi mezzo secolo più tardi la ricerca musicale ha travolto le barriere fra generi e tradizioni, contaminando sonorità jazz con il repertorio classico, le suggestioni e sperimentazioni etniche con l’elaborazione elettronica. In questa risacca contemporanea di sonorità diverse Sandro spezza le forme dei generi costruendo nuove strutture musicali, successioni e sovrapposizioni di suoni che nella libertà della performance giustificano la necessità del loro ordinarsi, del loro emergere e svanire nei silenzi.
‘Dove sono oggi le avanguardie?’ domanda, immaginando i luoghi dove vorrebbe che si manifestassero: il teatro di Parco Icori e un capannone della zona industriale. Spazi liberi, dove convogliare i linguaggi artistici e farli interagire, nella ricerca continua di nuove forme, nella sperimentazione di nuovi linguaggi, nuove sonorità. Luoghi lontani anche nel tempo: un teatro che riprende il modello classico e uno spazio caratteristico della modernità. Entrambi oggi luoghi reali e inesistenti, due utopie.
I passaggi, gli attraversamenti sono infatti per Sciarratta anche quelli che propone la Storia, il cardo della città greca nella copertina del cd e l’uso dell’elettronica, l’austera severità del suono del contrabbasso, che a volte assume le movenze di una viola da camera, e le squillanti basi ritmiche aggiunte.
Sandro Sciarratta è uno di quegli artisti che non invecchiano, che maturano ma non invecchiano, preferendo il futuro al passato, il nuovo da inventare al vecchio da ricordare, la complicazione della ricerca alla semplificazioni che propone il mercato.
Come quella orchestrina multietnica, ad esempio, che Sandro non è ancora riuscito a costruire ma che riuscirà alla fine a mettere assieme, perché ‘si può fare’. Anche se è complicato, dice, si può fare.