di Nino Cuffaro
A Palermo si accelera sul piano per una mobilità sostenibile, con un nutrito programma di nuove piste ciclabili. In particolare con un asse nord-sud che da via Villafranca arriverà in via Ausonia, per circa 4 km; una direttrice mare-monti che da viale Michelangelo porterà alla Favorita, per una lunghezza di circa 3,5 km; il progetto “Go to school” che ha come riferimento gli istituti scolastici e prevede la manutenzione di percorsi già esistenti e la creazione di una nuova pista ciclabile per oltre 2 km. Verranno create anche tre nuove ciclostazioni.
Dopo questi interventi, che si concluderanno entro il mese di settembre, Palermo offrirà alle bici circa 60 km di piste. Non siamo al livello di Copenaghen o Amsterdam e neanche delle città del nord Italia, ma si procede con decisione verso una città sostenibile. L’obiettivo dichiarato è di portare la mobilità in bici dal 2% al 15% del totale del traffico urbano.
La mobilità è già cambiata molto in questi ultimi anni con le pedonalizzazioni della zona centrale, che ha fatto risorgere un pezzo di città asfissiata dai gas di scarico e dalle distese di lamiere delle auto private, attraverso le linee tramviarie, le prime piste ciclabili, il car-sharig, il bike-sharing, i nuovi bus a metano. Ma cambierà ancora di più, con il completamento della metropolitana, le nuove linee di tram che collegheranno le periferie al centro città, le ulteriori pedonalizzazioni del centro storico e delle borgate marinare, il nuovo servizio di sharing per i monopattini elettrici.
La linea ecologista è approvata da tutta la giunta, ma ha il suo perno nell’azione dell’ala ambientalista, rappresentata dall’assessore Giusto Catania di “Sinistra Comune”. Come già per l’istituzione della ZTL (Zona a Traffico Limitato), anche per le piste ciclabili sono sorte in questi giorni molte polemiche da parte di commercianti e residenti, perchè sottraggono spazio ai parcheggi e alle auto, soprattutto quelle parcheggiate in seconda fila, com’è uso comune a Palermo. Addirittura, si è formato sui social un gruppo, “Libera Palermo (da Catania)”, individuando come bersaglio l’assessore alla mobilità.
La risposta dell’assessore è stata chiara e coraggiosa: “la riduzione delle carreggiate non è un effetto collaterale, ma una scelta precisa. Vogliamo sottrarre spazio alle auto per darlo ai pedoni, alle bici, ai mezzi pubblici”.
Ecco, quando si ha il coraggio di scelte virtuose che si scontrano con cattive e consolidate abitudini, difese ad oltranza da chi si attarda a cogliere la necessità di un cambiamento profondo nell’organizzazione, nel modo di vivere le città, di gestire spazi e tempi.
La trasformazione verso una sostenibilità ecologica delle città è un’emergenza imposta dai cambiamenti climatici, ormai accelerati e dalle conseguenze disastrose: siccità, desertificazioni, inondazioni, scioglimento delle calotte polari e innalzamento del livello dei mari; ed è chiaro agli studiosi che l’economia basata sui combustibili fossili è al tramonto. Bisogna quindi attrezzarsi, e anche velocemente, per traghettare le nostre comunità caotiche ed inquinate verso nuove forme dell’abitare con le “città intelligenti”, infrastrutturate per una mobilità ecologica e innovativa e dotate di tecnologie digitali in grado di migliorare la qualità della vita contrastando i rischi ambientali, sia quelli globali che quelli di prossimità. Quindi, politiche con ricadute immediate sulla riduzione del traffico, la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico, l’inquinamento visivo.
In questa direzione si muovono anche le direttive comunitarie del recovery fund, che convoglieranno un’enorme spesa pubblica nei prossimi anni.
Palermo, in questo momento, con il suo piano della mobilità sostenibile, nonostante alcune scontate resistenze, si muove in sintonia con le migliori pratiche europee.
Un’esperienza da difendere.