di Alberto Todaro
Ieri, 30 settembre 2020, la Chiesa agrigentina ha organizzato un incontro tra i candidati alla carica di sindaco di Agrigento e le comunità parrocchiali. Non partecipando attivamente alla vita di nessuna parrocchia, mi sono imbucato all’agrigentina, chiedendo il favore a don Carmelo, direttore dell’Amico del Popolo, di cui peraltro sono collaboratore, ora che ci penso.
Il campo dell’oratorio era pieno di sedie, distanziate come da prassi, ma solo la metà di esse ha trovato un sedere che le occupasse. E di questa metà, il 50% almeno era composta da candidati al Consiglio comunale, ché di quelli non ne mancano certamente. Quindi, se si considera che ogni parrocchia aveva a disposizione dieci posti, non si può dire che i cattolici agrigentini abbiano fatto a cazzotti per partecipare all’evento. Solo quattro candidati hanno risposto all’appello. Il moderatore ha ingiustificatamente giustificato Micciché, visto che “ha già detto che non partecipa a dibattiti pubblici”; assente per motivi ignoti la Galvano. L’incontro si svolgeva sulla lunghezza delle cinque domande, uguali per tutti, e ogni candidato aveva tre minuti per rispondere. La fine di ogni intervento veniva scandito dal suono lacerante di un timer che ha messo a dura prova i timpani (e non solo i timpani, se è chiaro cosa voglio dire!) dei presenti.
La prima domanda verteva sul Piano regolatore per lo sviluppo economico e sul piano per la mobilità. I candidati si sono mostrati molto interessati al tema dei parcheggi, sia in città che fuori, ad esempio Cugno Vela (Carlisi). Poco si è detto sulla possibilità che invece la gente possa lasciare a casa l’automobile e si possa muovere in maniera differente, con un tipo di futura mobilità cittadina diversa. L’intervento più interessante a questa domanda è stato certamente quello di Firetto, che oltre a sostenere che il PRG debba essere scritto dall’intera comunità che poi ne usufruirà, ha sbarrato la strada a nuovo consumo di suolo e a nuove colate di cemento. Per il resto poco di interessante, eccezion fatta per la polemica (garbata, per carità) sul progetto Terravecchia, che ha tenuto banco per tutta la durata dell’incontro con interventi a ping pong tra Firetto e Zambuto.
La seconda domanda era sui fondi comunali e sull’evasione. Il sindaco in carica ha rivendicato dei successi rispetto alla lotta all’evasione, sostenendo che si sono recuperate delle somme. Zambuto propone la “ripartenza” della macchina comunale, mentre la Catalano e la Carlisi indicano nella costituzione di un “Ufficio Europa”, un modo per attrarre finanziamento provenienti dall’Unione Europea.
Sulle vecchie e nuove povertà, oggetto della terza domanda, l’ex sindaco Marco Zambuto propone di far ripartire il Distretto sociosanitario di Agrigento per far fronte a tante necessità (abitazione, assistenza, etc.) e di far ripartire la nuova occupazione. La Catalano chiede di sbloccare l’Ufficio Tecnico e propone romanticamente di “unificare” la città: “Ci sono troppe periferie” – dice – “unica città, unico centro” (su cosa voglia dire, ci vorrebbe un approfondimento). Propone altresì l’incremento dell’organico degli assistenti sociali (da lei chiamati “psicologi”), portandolo a 12 unità, a fronte delle due odierne. Su questo punto (gli assistenti sociali, cioè), la Carlisi ritiene si debba chiedere “aiuto” alla Regione e propone una partnership tra Comuni, oltre alla necessità di attingere ad antri Enti (es. Provincia). Lamenta infine il fatto che il Comune ha abolito gli ausili per estremo bisogno. Su questo argomento (la terza domanda, cioè) Firetto ha molto latitato, preso com’era a rispondere a Zambuto su Terravecchia!
Ma dove la latitanza si è fatta vistosa, è stato sulla quarta domanda: il sistema di accoglienza. Lì si è assistito a dribbling che neanche Bruno Conti a Spagna ’82. Dribbling verbali e argomentativi, in questo caso (preferivo gli altri). Niente di niente di niente. Daniela Catalano ha detto che per indole siamo molto accoglienti ma bisogna coniugare accoglienza e sicurezza; stessa cosa è stata detta da Firetto e Zambuto, che in più plaudono al fatto che il sistema sia passato alla diretta gestione dei Comuni. Nessuna proposta, nessuna idea in proposito. L’unica è stata Marcella Carlisi, che ha proposto l’istituzione di una Consulta degli immigrati, ma anche questo mi sembra veramente poco. In generale questo è stato un argomento su cui, da parte di tutti, si è preferito glissare e aspettare il trillo del timer.
Quinto e ultimo argomento: il collegamento centro-Valle-costa. Qualcuno (Carlisi e Catalano) propone di ridiscutere i contratti con la TUA e tutti inneggiano a nuovi parcheggi (forse l’unico argomento che ha messo tutti d’accordo). Firetto annuncia l’avvio della gara d’appalto per il parcheggio di Via Ugo La Malfa, l’acquisto di due pullmini ibridi per coprire la tratta turistica Filippini-Valle e il progetto di bike sharing. Solo Marco Zambuto introduce, ma in maniera lieve, il progetto della metropolitana leggera, per la quale, secondo lui, ci vorrebbe un investimento fattibile da parte del Comune di 2 milioni di euro. Questo è tutto. Grande assente: il Parco Icori, non ne ha parlato nessuno, neanche en passant. Evidentemente non interessa. Infine, ogni candidato aveva a disposizione altri tre minuti per fare l’appello finale ma a quel punto la mia voglia di star lì era scesa sotto le scarpe. L’ora di cena incombeva e la caponata di mia suocera non poteva più aspettare.