di A. Gatto
Ho accettato volentieri l’invito di Bacbac a dire la mia sulla campagna elettorale. Come quasi tutti i miei simili l’ho seguita distrattamente e solo per sentito dire. Ne sanno di più quelli che vivono in casa, quasi tutti castrati o sterilizzati, sempre davanti al televisore acceso. Con loro i contatti sono sporadici, ma qualcosa si viene sempre a sapere. Ad esempio che alcuni animalisti e candidati al governo della città hanno un piano di sterilizzazione dei cani randagi che ne determinerebbe la definitiva scomparsa fra una decina di anni.
Non sono razzista, ma esulto per la mia discendenza. So che fra di voi alcuni apprezzano i cani randagi, apparentemente miti e socievoli, che li mostrano ai turisti come un vanto cittadino. Con alcuni di quei cani si va d’accordo, ma su dieci nove di loro, vedendo un gatto, si divertono a terrorizzarlo. Sono creatute volgari, chiassose, aggressive e soprattutto, spiace dirlo, i cani sono brutti, alcuni assolutamente inguardabili. Il razzismo non c’entra.
Ci preoccupano invece quegli animalisti e candidati che propongono di fare lo stesso con i gatti, cioè di pianificare la nostra sterilizzazione.
Mi sembra opportuno precisare che la nostra specie è assai ben accettata in città, molti ci danno da mangiare, qualcuno perfino ci parla, anche se spesso la nostra non è una vita facile. Il problema princiale è il cibo. Il nostro auspicio rimane la creazione di spazi tutti per noi, magari con dei ripari su misura, qualche gioco e cibo sano. Ci piacciono molto le comodità, è noto, ma sappiamo adattarci. In alcune città posti così esistono. I turisti vanno a visitarli.
Sappiamo di un grande parco abbandonato che solo quattro artisti sognano di recuperare. Molti di noi vi si potrebbero trasferire se si risolvesse l’eterna questione del cibo, scarso anche nei quartieri densamente popolati soprattutto da quando sono spariti i cassoni della spazzatura. Spero che nessuno voglia spingerci a sopravvivere tornando, come i nostri avi, a predare i topi, peraltro di sicuro abbondanti in quel parco dove si potrebbe invece vivere in ozio e sicurezza, procreare, prosperare.
Agli animalisti che vorrebbero sterilizzarci, ai candidati a sindaco, a tutti voi, suggerisco di tenere d’occhio la crescita demografica degli umani e, senza sterilizzare nessuno, distribuire quello che c’è in modo che tutti possano vivere decentemente. Anche noi.
Mi permetto infine di segnalare questo video girato in una città marocchina, dove i nostri simili proliferano liberamente e sono trattati come meritano, come meritiamo: oziose deità da accudire con gratitudine per il fatto di esistere.
Se qualcuno si stupisce che un gatto possa scrivere un articolo, zampettare sulle tastiere, svolgere considerazioni assennate, è solo perchè non ha mai letto un importante romanzo di T. A. Hoffmann, pubblicato nel 1819, Il gatto Murr. Due secoli fa quel nostro grande precursore aveva scritto in una forma postmoderna, tardonovecentesca, un’intera autobiografia. Questo qui è solo un modesto articolo.