di A. Gatto
Prima della notizia, una necessaria premessa.
Da quando mi occupo per conto dell’ AGdS (Agenzia Gatti di Strada) della nostra immagine mediatica presso gli umani, mi capita di riflettere sempre più spesso sul confine fra la deliberata mistificazione e l’autoinganno.
Osservando film e pubblicità la nostra specie sembrerebbe ridotta a una patetica galleria di esemplari pasciuti, domestici, irrelati ai loro simili, evidentemente desessuati, trattati come piacevoli trastulli nei vostri salotti, talvolta in imbarazzante compagnia di qualche cane anche lui addomesticato.
In questo desolante campionario sarebbe inutile cercare tracce della nostra nobile identità felina, della dura, libera e avventurosa vita di strada che la maggior parte di noi conduce. Del gusto di starsene sotto le auto a guardare non visti quello che succede o di sdraiarci al sole di questo magnifico novembre, sui canali tiepidi di un tetto o sulla sedia di un bar quando le vostre buone maniere lo permettono. Oppure della nostra periodica follia amorosa, quando l’atto sessuale diventa una smania cieca, irrefrenabile, e anche il sonno decade a una necessità secondaria. Durante quel periodo di ardore, di scorribande e furenti zuffe fra maschi ( di cui nulla sanno i nostri simili addomesticati), trascuriamo perfino il cibo, che nelle vostre pubblicità ci viene amorosamente offerto di solito in cucina.
La realtà è molto diversa. Soprattutto da quando sono scomparsi i cassonetti, dentro i quali ci si tuffava con fiducia, nelle cui profondità si laceravano comodamente i sacchetti di plastica e da dove si riemergeva quasi sempre con un buon boccone. Malgrado la mia giovane età ho vissuto abbastanza per ricordare la voluttuosa morbidezza di quegli ambienti, la protettiva oscurità, gli odori che ci guidavano nella ricerca.
Adesso, per evitare la fatica di predare i topi, attendiamo che qualcuno di voi ci porti il cibo per strada. Per fortuna ce ne sono tanti, un po’ dappertutto, anche se nelle finzioni pubblicitarie delle vostre relazioni con noi ciò ovviamente non appare. Nella umana passione addomesticatrice, infatti, non vi limitate a scambiare la vostra immaginazione con la realtà, ma cercate anche di adeguare la realtà alla vostra immaginazione di comodo. Non soltanto con deliranti propositi di sterilizzazioni dei randagi (a quelli domestici ci pensano i padroni ), ma sanzionando chi fra di voi si ostina a nutrirli.
Ed ecco la notizia: un vigile urbano ad Agrigento ha multato un signore perchè dava da mangiare a un cane di strada. Pare che il multato si sia rifiutato di pagare e abbia fatto causa. Ora un tribunale deciderà chi ha ragione.
Attendiamo con una certa preoccupazione la sentenza. Che il beneficiato fosse un cane e non uno di noi è, in questo caso, inessenziale. Essendo evidente la vostra incomprensibile predilezione per quella specie disgraziata (ancora una volta è sufficiente guardare le vostre televisioni), è facile immaginare, nel caso di una sentenza sciagurata, una estensione delle procedure sanzionatrici nei confronti dei nostri procacciatori di cibo per strada.
Attendiamo la sentenza con comprensibile preoccupazione, ma anche con fiducia. In gran parte del pianeta le relazioni attuali fra le nostre specie sono buone.
E anche nel vostro immaginario si manifestano delle controtendenze. Nelle mie accurate indagini sulle vostre rappresentazioni mediatiche dei miei simili, capita ogni tanto infatti di trovare qualche strappo, qualche felice trasgressione. Ne segnalo a seguire una, scoperta per caso in questi giorni. Un breve video.
La redazione di Bacbac ha accertato la sostanziale veridicità dell’episodio di cronaca da cui l’articolo di A.Gatto prende spunto.