di Nuccio Dispenza
Se ci fosse una Enciclopedia della Cattiveria, sfogliandola non riusciremmo a trovare un gesto equiparabile al rifiuto della Milano di Fontana, che ha respinto l’offerta di Napoli: un presepe coi tratti delle opere del’700, un presepe per augurarsi di ricominciare, una volta usciti dalla tempesta che stiamo vivendo. Cercata, poi, una Enciclopedia della Cafoneria, non riusciremmo a trovare al suo interno una analoga a quella dell’assessora di Fontana per dire no al regalo, per respingere un dono altamente simbolico come quello di Napoli: ha lasciato alla segretaria il compito di chiamare la segretaria di De Luca per far sapere il “No,grazie”, della Lombardia marchiata centrodestra. Se ci fosse un manuale de La Peggiore Politica, Fontana dominerebbe, ancor prima per quel che ha fatto oggi, per il tanto, e per il niente insieme, che ha fatto prima e durante la pandemia.
All’inizio degli anni Sessanta, la migliore commedia all’italiana, firmata Dino Risi, ci offriva un film memorabile, “I mostri”. Film amaro e pungente che, a episodi, leggendo con amarezza la diffusa cattiveria, sapeva dare una pungente fotografia della peggio Italia. Una galleria di mostri, affollata di tanti cialtroni. Più vicino a noi, a metà degli anni Settanta, un altro film, “I nuovi mostri”, firmato da grandi maestri, Risi, Scola e Monicelli, ci offriva un’altra galleria di mostri e di mostruosità ordinarie. Scomparsi Risi, Scola e Monicelli, difficile poter contare su un altro film della serie, “I mostri contemporanei”. Perché il cinema italiano si è impoverito nel momento più favorevole a belle sceneggiature. A parte qualche bella eccezione, appare povero nel momento più favorevole ad una nuova antologia di mostruosità quotidiane.
Si, perchè il nostro tempo è una smisurata offerta di mostruosità, e la pandemia ha aperto in due la nostra società, come un frutto, separando la parte buona, da gustare, dall’altra metà attaccata dai vermi. I giorni che viviamo hanno scritto un prezioso libricino di straordinari esempi di civiltà e un grosso tomo di cattiverie. E la Milano di Fontana oggi ha scritto una pagina miliare di questo tomo.