di Renato Viviani
San Miguel Los Lotes era un paese del Guatemala vicino ad Antigua che la domenica del 03/06/2018 a seguito dell’eruzione del Volcan de Fuego è stato sepolto da un flusso piroclastico di lava, cenere e lapilli. In questa comunità vivevano più di duemila abitanti per lo più dediti all’agricoltura, i morti sono stati quasi duecento e poco di più le persone disperse sotto oltre tre metri di materiale. Il luogo è stato dichiarato cimitero nazionale dalle autorità guatemalteche. Mi sono recato a San Miguel Los Lotes alla fine di agosto del 2019 ed ho trovato abbandono e desolazione, il silenzio era interrotto con una cadenza costante dai sordi colpi del vulcano in attività. Accanto ai resti delle case o sopra cumuli di lava le croci addobbate da fiocchi neri, lugubri fiori a ricordo di chi ha abitato in quel punto.
Ormai non ci vive quasi più nessuno. Incontro Eufemia su quella che una volta era una strada del paese, ha una pala, scava, è con il suo cane, vive in una baracca sopra una collinetta di lava sul luogo dove sorgevano le loro abitazioni. Ci sediamo vicino alla baracca sotto una tettoia fatta di teloni di plastica. “Sono qui dal giorno in cui è avvenuta la tragedia. Ho perso tutta la mia famiglia, ho perso i miei figli, sono rimasta senza mia sorella, senza i miei fratelli”. Il suo volto olivastro e ricco di rughe contrasta con la camicetta bianca. In lei c’è una grande dignità ma anche molta tristezza. “Resto per continuare a cercare i miei cari e perché, in un anno, il governo non ha potuto darci i macchinari per poter portare alla luce i nostri parenti”. Mentre si asciuga le lacrime dal viso ho l’impressione che riviva nella sua mente quei drammatici istanti e guarda in terra e la desolazione intorno. Ci raggiunge anche Felipe, un parente di Eufemia, lui ha perso la moglie e un figlio e dei parenti, viene nel fine settimana, anche lui è un testimone della tragedia e la loro presenza, come quella di altri che saltuariamente vengono serve per cercare di indurre il governo a riprendere le attività di scavo e di ricerca ormai interrotte da diversi mesi.
Durante la settimana ma soprattutto nel fine settimana qualche altra persona viene, sono sopravvissuti o parenti, portano fiori, dicono preghiere, controllano che non ci siano state attività di sciacallaggio. Le autorità dopo i primi mesi dell’emergenza, scavi, ricerche e messa in sicurezza del territorio sono praticamente assenti. Io nei momenti che ho passato a San Miguel los Lotes non ho incontrato nessuno che controllasse, mi sono aggirato indisturbato nel villaggio tra i cumuli, le macerie e le croci parlando tranquillamente con le poche persone che ho incontrato tutte accomunate da sguardi persi, impotenti.