di Tano Siracusa

Porto Empedocle, Marinella, subito dopo l’ impianto dell’Enel.

https://youtu.be/3ExlTw3G0j4


Una spiaggia profonda, pulita, di sabbia sottile, il mare che curva il suo orizzonte oltre la Scala dei Turchi e, dietro, la straniante architettura industriale, le sue torri, campanili di una cattedrale della modernità adagiata in riva al mare, assurda come un’astronave arenata. Subito dopo e per un centinaio di metri una vasta piattaforma di cemento armato, con vecchie torri arrugginite e pencolanti, resti di fabbricati, forse spogliatoi e docce per il personale, costruzioni imponenti, alcune diroccate altre ancora integre, ferraglia e resti di un vecchio cementificio abbandonato, rifiuti. A poche decine di metri un fiumiciattolo impedisce di proseguire la passeggiata sulla spiaggia, anche perchè le sue acque depositano una inquietante sostanza rossastra. Sullo sfondo un indecifrabile agglomerato di costruzioni, la cui tipologia varia dalla baracca stile Puerto Escondido alla villa sulla spiaggia da ceto medio amante delle comodità e della natura, dove in effetti si sarebbe potuto benissimo ospitare il commissario Montalbano. In alto la geometria del ponte e il disordine dei fabbricati, in basso, sulla sponda dell’equivoco fiumiciattolo un gigantesco tronco di albero, vegetale preistorico, chissà come e da chi e da dove prelevato da qualche parte e depositato sull’arenile di Marinella.
Si tratta di un compendio di bellezza e di orrori davvero notevole per la densità e le dismisure. Invisibile tuttavia, così sembra, agli abitanti di Porto Empedocle, agli amministratori e agli amministrati che pare considerino Marinella un tratto di litorale riservato a chi ci abita e ai pochi amanti degli spazi diradati e del silenzio, quelli magari che si portano in spiaggia un libro da leggere: a un paio di chilometri di quel magnifico litorale ci sono i locali, la musica, l’assembrarsi della grande folla vociferante che cerca e trova se stessa, da dove Marinella quasi non si vede, laggiù, proprio dove il fiumicciatolo colorato scava il suo letto.

Di Bac Bac