di Alfonso Lentini
Girava per la Trinacria di paese in paese con un suo carrozzone trainato da quattro somari per mostrare a tutti, diceva, la Ragion Pura. Tale oggetto lo teneva ben nascosto in una valigia che apriva solo nelle solenni occasioni, da lui dette Ostensioni, accompagnandone l’apertura con gran sfarfallare di mani e di luci.
Quando arrivava in un paese, si accampava con il suo carrozzone oltre le macchie di fichidindia, appena dietro la piazza principale e poi, dopo qualche giorno di propaganda a suon di megafoni e grancasse, radunava in cerchio una piccola folla di curiosi.
L’apertura della valigia era, naturalmente, il momento culminante dello spettacolo, ma prima il pubblico doveva assistere a varie strampalate esibizioni, come i saltelli a suon di musica da parte di un topino con la testolina sormontata da un cappello a cono, facili giochi di prestigio basati sulla comparsa e scomparsa di fiori di carta, imitazioni grottesche di personaggi famosi, numeri di danza dei quattro somarelli all’uopo bardati e ricoperti di sonagliere, con colorati pennacchi fra le orecchie. A un certo punto, fra rulli di tamburo che accendevano spasmodicamente l’attenzione, compariva finalmente la valigia. Ben chiusa, naturalmente. Lui vi girava intorno con passi teatrali parlando senza sosta. Parlava dei facili costumi di oggigiorno, della corruzione imperante, di come oramai tutto vada a rotoli, parlava di un lutto interminabile, di certi suoi antichi amori giovanili, di strabilianti invenzioni che starebbero per trasformare il pianeta, magnificava la frutta candita disposta a raggiera sulla glassa delle cassate, parlava di Ruggero e Bradamante, di Futurismo, di allunaggi sbagliati, di come si cucina la caponata di melanzane, finché. Finché gli spettatori, e lui stesso con loro, perdevano il filo. (Ma dove vogliamo arrivare? E chi vuole arrivare? Qui si vuole soltanto partire). Il filo del discorso era completamente andato. Nessuno ci capiva più nulla. Solo allora lui apriva la valigia. Con uno scatto elegante del braccio sollevava il coperchio. Sollevava il coperchio e tutti restavano senza fiato. Alfonso Lentini