di Nuccio Dispenza
Adesso i compagni di lavoro stanno organizzando una colletta per restituirlo al Paese d’origine, alla famiglia. Quel che resta di Camara Fantamadi è un corpo giovane ma senza vita raccolto dall’asfalto rovente della periferia di Brindisi. Camara aveva 27 anni. Ci sono notizie che spesso restano nelle pagine locali o se hanno la “fortuna” di rimbalzare in quelle nazionali, si fanno piccole per non disturbare i grandi dibattiti, anche quelli sul nulla.
E’ giusto allora prenderle per mano e lasciarle, anche solo per poco, accanto a noi, offrirle alla nostra vista, imporle alla nostra mente, non farne lettura distratta, limitata al titolo. Camara era residente a Eboli. Anche lui si era fermato lì, per poi raggiungere il fratello in Puglia. Lavoro nei campi, quello ce n’è tanto, non lo vuole nessuno, troppo pesante. E poi, lavoro disumano per 6 euro all’ora, 24 euro al giorno. Una miseria per poveri Cristi, soprattutto in questi giorni. Quando Camara è morto, nei campi attorno a Brindisi la cronaca diceva più di 40 gradi. Prima di salire in bici per tornare a casa, con gli stessi indumenti che aveva tenuto per ore, chino, Camara si era sentito male, aveva chiesto dell’acqua. Bevuto, bagnato il viso e la testa, via, a pedalare, la giornata di fatica non era ancora finita, c’era da raggiungere la frazione dove abitava. Ma, poche pedalate ed ecco il malessere, la bici che sbanda, Camara che cade col viso sull’asfalto rovente. C’è chi si ferma, chi prova a soccorrerlo, niente da fare, il ragazzo del Mali è morto, ucciso dalla fatica e dal caldo, il cuore non ha retto. Sono le 17 e 50 di una giornata caldissima, insopportabile anche per un ragazzo del Mali, che finisce di vivere in una Puglia dove in questi anni sono stati tanti gli immigrati a morire. A morire dopo essere stati anche in balìa delle mafie, quelle locali, potenti e sottovalutate, quelle dello stesso colore, spesso in combutta con quelle locali. Un quadro che si ripete, in Puglia come in Campania, come in Calabria e in Sicilia.
Oggi in Italia si calcola che ci siano 20 mila immigrati provenienti dal Mali, dato da leggere per difetto, ovviamente.vTutti – anche loro – riversati in lavori che spesso escono dalla sfera dei controlli, dall’attenzione della politica, dalla strategia sindacale. La morte di Camara, le morti nel basso Lazio, di lavoratori travolti dalle auto quando rientravano dal campi, in bici, sono una faccia della moneta che ha sul retro l’altra realtà del nostro tempo che ha ridisegnato Il quarto stato di Pellizza: un esercito di sfruttati lungo la catena alimentare, un esercito di sfruttati nel settore miliardario della logistica. Nelle fila dell’uno e dell’altro, troppe vittime.