di Renato Viviani
A venti anni dal G8 di Genova tra il 19 e 20 luglio la rete nazionale Genova 2021 “Voi la malattia, noi la cura” ha tenuto un’ assemblea nazionale, il giorno 19 aperta alle persone, movimenti, organizzazioni, reti sociali, culturali, sindacali, politiche, femministe, ambientaliste, contadine, tutte impegnate per una alternativa di sistema e per rafforzare la convergenza fra gli attori sociali l’alternativa.
Il giorno venti, un’ assemblea internazionale, in presenza ma soprattutto a distanza che ha visto la partecipazione di attivisti e attiviste dei Forum Sociali da tutto il mondo con la domanda di fondo “come rafforzare la connessione fra movimenti e attori dell’alternativa a livello continentale e globale?”.
Senza memoria non c’è futuro.
Venti anni fa, una straordinaria convergenza di idee, esperienze, culture e pratiche in Italia e in tutto il mondo alimentò una grande speranza di cambiamento globale e già da allora era chiara la previsione dello scenario a cui si andava incontro: l’insostenibilità della globalizzazione neoliberista.
Oggi sono più che mai aperte le questioni dell’agibilità democratica, del diritto al dissenso, della legittimità del conflitto sociale, elementi che sono la cifra della qualità della democrazia che invece si vanno restringendo in tutto il mondo.
Nel pomeriggio un corteo da Piazza Matteotti, davanti a Palazzo Ducale porta tutti in Piazza Alimonda.
Qui troviamo ad aspettarci altre anime del dissenso, Carlo e Haidi Giuliani, arriva anche Ilaria Cucchi. Molte migliaia sono le persone davanti al palco, tutti per ricordare quel tragico e maledetto 20 luglio 2001. Poi parte la musica di Stefano ‘Cisco’ Bellott, l’ex leader dei Modena City Ramblers, l‘emozione è forte, l’intensità sale e alla chetichella, inaspettato, arriva con le sue infradito e cappellino Manu Chao.
Parte clandestino l’inno di generazioni no-global e ci si rende conto di quanti siamo, la piazza è stracolma.
Qualche minuto prima delle 17,27 prende la parola il papà di Carlo, Giuliano Giuliani, racconta brevemente i minuti precedenti l’omicidio del figlio. Durante il minuto di silenzio, commozione e rabbia sono palpabili in piazza.
Il presidio prima di sciogliersi si trasforma in corteo, una parte dei presenti marcia sulla vicina via Tolemaide, all’epoca l’inizio degli incidenti con la prima carica, e poi tranquillamente cantando slogan si finisce entrando a Palazzo Ducale, dove in quei giorni erano asserragliati i grandi della terra.