di Alfonso Lentini
Un giorno, dalle parti dell’Addolorata, in una sdrucciola località detta Icori (simile nel suono all’icore, il sangue biancastro che scorre nelle vene degli déi), in quella specie di parco tutto profumi di erbazza secca, bizzucculi e a sorpresa schiarito da una gran semiluna di cemento corroso, accanto a forme di vita resistenti alle sciabolate del sole come sparacogna, cardi, sterpi e serpi, ma anche troffe di oleandri o buganvillea e petali coloriti dei più fioriti fiori, nel bel profondo di quella sdrucciola località, un giorno si vide spuntare uno strano germoglio. O meglio: solo Annaaddolorata, lo vide. Così credo si chiamasse l’unico umano resistente alle durlindane del sole, o forse no. A Icori, come del resto in tutto il territorio circostante, nominato – a seconda del varco temporale da cui lo si sbircia – Akarkent o Girgenti o Giurgentu o Akragas o perfino Agrigentum, da millenni le cose sono contemporaneamente vere e false. Ma insomma, questa forma di vita resistente alle sciabolate del sole, di nome forse Annagiurlanna, lo vide spuntare, quel germoglio, e se ne meravigliò al punto che pensò bene di darsi alla fuga.
Ma il germoglio intanto si era trasformato in un filamento vegetale che si estendeva verso l’alto e in pochi minuti si era fatto così gigante da riuscire a produrre baccelli e perfino ad emettere suoni. Così il virgulto, divenuto ormai una florida pianta di fagiolo, chiamò con voce flessuosa la ragazza, detta forse Annacalogera, invitandola a tornare indietro e ad arrampicarsi sulle sue filiformi ma robuste ramificazioni.
Irretita da quelle parole vegetali, Annapippineddra non seppe sottrarsi al richiamo, tornò indietro di corsa e con un salto si avvinghiò, braccia e cosce, al gigantesco fusto del fagiolo che cresceva e cresceva a dismisura.
Fu una specie di decollo e in pochi minuti Annafilippa balzò ad un’altezza tale che il terreno da cui era volata le sembrava ora una lontana macchiolina. Intanto il sole era tramontato dando luogo alla sua argentea sorella. Una Luna tonda e tagliente illuminava la notte e sembrava sporgersi verso Annaìcora o Annaicuòria o forse ancora meglio Annaìcara, che vicinissima le tendeva la mano in cerca di appiglio e speranza.