di Tano Siracusa
La presentazione da parte dell’Ammninistrazione Comunale del Piano di recupero dell’isolato di Piazza della Concordia, il cuore del Centro Commerciale di Villa Seta, è di sicuro una buona notizia. Se ne parlava poco ma da molti, forse troppi anni.
Il piano, con lavori per la durata di 16 mesi e per l’importo di 1.979.371 euro, prevede: “rifacimento della pavimentazione, risanamento delle strutture, illuminazione pubblica, arredo urbano, attraversamenti pedonali, interventi di superamento delle barriere architettoniche e recupero del patrimonio edilizio esistente nell’isolato.”
L’area del vecchio centro commerciale, da un quarto di secolo in abbandono, era stata dai primi anni ’70 e fino alla metà degli anni ’80 per i nuovi residenti provenienti da Santa Croce e Rabato non solo la zona dei negozi e del piccolo commercio, ma il luogo del tempo libero, dei caffè, della socialità. L’impianto architettonico è il tratto di maggiore pregio di Villa Seta, il cui progetto complessivo è unanimemente riconosciuto di elevata qualità urbanistica.
Gli ampi spazi pedonalizzati e le comode vie di accesso e di parcheggio per le autovetture, la movimentazione dei ponti e dei sottopassaggi che oltre a rendere funzionale la mobilità pedonale alterna le vedute dall’alto e dal basso, gli spazi destinati al verde pubblico: per un quindicennio nel Centro Commerciale di Villa Seta gli abitanti del vecchio centro storico avevano rimodulato la loro vita sociale tramandata da generazioni nelle scalinate, nei cortili, negli slarghi e nelle viuzze dei quartieri investiti dalla frana. Non vi era stato il temuto effetto di ’spaesamenteo’ verificatosi in altre nuove periferie che sorgevano in quegli anni.
Poi a metà degli anni ’80 qualcuno aveva sparato. E c’erano stati altri spari, un’atmosfera che qualcuno descrive di crescente di insicurezza e paura. Erano gli anni in Sicilia dello scontro fra vecchie e nuove generazioni di mafiosi, fra Cosa Nostra e stiddrari, fra vecchi padrini e giovani arrembanti. Ma a Villa Seta, raccontano, quella guerra non c’è stata, il centro commerciale ha spento a una a una le insegne dei negozi solo dopo, le saracinesche si sono abbassate durante gli anni ’90; fra i primi a chiudere la farmacia, trasferitasi nella piazza dell’originario insediamento del villaggio.
Quando nel 2000 arriva il nuovo parroco, Mario Sorce, trova pochissimi negozi rimasti aperti.
Poi il Nuovo centro Commerciale, costruito a ridosso dell’originario villaggio e della sua chiesetta, ha ulteriormente spostato il centro di gravità di Villa Seta verso Porto Empedocle, trasformando il vecchio centro commerciale in un astruso reperto di archeologia urbainistica.
Il Piano annunciato dal Comune costituisce perciò un tentativo di invertire la tendenza, di provare a ricostituire la vita commerciale, sociale, culturale dei residenti negli spazi che verranno rimessi a nuovo.
Molti nella precedente Amministrazione e in questa Amministrazione hanno lavorato per la sua realizzazione, mentre altri probabilmente non lo hanno fatto abbastanza se si guarda ai tempi lunghissimi di attesa.
Da oggi tuttavia l’impegno di tutti è di evitare che il progetto diventi un’occasione mancata.
Già in un’intervista nel maggio di quest’anno (https://www.bacbac.eu/2021/05/23/) Marco Vullo, assessore ‘ai quartieri’, animatore dei “ Volontari di strada” e abitante di Villa Seta, affermava la necessità di coinvolgere gli abitanti, i proprietari, una nuova potenziale utenza, ipotizzando oltre a una ripresa delle attività commerciali, anche la realizzazione di laboratori artigianali già prevista nell’originario progetto. Ma si potrebbe anche ragionare di una possibile offerta di spazi attrezzati per il tempo libero, l’attività sportiva e culturale, sempre più diradati in città, sull’interesse che si può creare anche fuori Villa Seta per un’ area urbana di qualità, risanata e con quelle caratteristiche architettoniche.
Anche di questo si è discusso durante un incontro avvenuto due settimane fa nei locali della Chiesa con il vice parroco don Matteo Mantisi, con Marco Vullo, con Santino Lo Presti, dirigente della scuola CPIA di Villa Seta, con Carmelo Roccaro della coop.soc Al Kharub, impegnata nella costruzione di un laboratorio di falegnameria sociale con il progetto #ApeOperosa e con Claudia Casa in rappresentanza della Comunità Slow Food Zagara che sta attivando un orto sociale multiculturale presso la scuola CPIA.
“La scuola non è mia ma dello Stato, cioè della comunità ed è aperta anche la sera” ha detto Santino Lo Presti. E in effetti, dopo l’incontro, Carmelo Roccaro ha voluto farci vedere l’orto e la scuola aperta, con le aule illuminate piene di ragazzi immigrati e qualche adulto di Villa Seta, gli insegnanti che facevano lezione, e sembrava nel buio una luce accesa sulla speranza, su ciò che possibile.
Santino Lo Presti come gli altri presenti all’incontro, e altri ancora a Villa Seta, sono impegnati a sgretolare il muro di rassegnazione e fatalismo alimentati da un generale contesto di marginalità, di disoccupazione, bassa scolarità e devianza.
La novità del Piano non è l’unica, offre infatti una prospettiva alla ripresa della Biblioteca e delle sue attività sul territorio e incrocia la piena disponibilità della scuola CPIA ad aprirsi alla comunità e a proiettare se stessa nei luoghi della comunità.
Un assessore, un parroco, un dirigente scolastico, il rappresentante di una ccoperativa sociale e di una Comunità Slow Food: solo alcuni dei soggetti che possono attivare la ripresa di un processo di partecipazione, un iniziale intrecciarsi di progetti pubblici e privati che prefigurano un possibile processo virtuoso, soprattutto se viene coinvolto chi opera dall’interno della comunità, come la Chiesa o gruppi di volontari, di cittadinanza attiva.
Alla fine dell’incontro è stato deciso di convocare un’assemblea cittadina nei locali della Chiesa dove verrà presentato e illustrato il Piano: quello che è previsto dal Piano e quello che deve essere ancora definito, precisato, approfondito con il contributo dei soggetti interessati, affinché il Centro Commerciale rimesso a nuovo non rimanga una scatola vuota. Potrebbe succedere, ma è improbabile.
Villa Seta è infatti parte integrante ma non integrata di Agrigento, con una nuova centralità rispetto a quando venne edificata. La sua offerta potrebbe anche incrociare la domanda di spazi, decoro urbano e funzionalità di cui la città è largamente sprovvista.
Intanto il locale per il laboratorio di falegnameria richiesto da Roccaro è stato individuato grazie anche alla disponibilità e collaborazione dell’ Amministrazione Comunale.
Luci e lucine che si accendono nel buio.