In un clima ancora decisamente estivo, in un assolato sabato pomeriggio, con 30° gradi di temperatura, alle ore 15:00, piazza Porta di Ponte ad Agrigento è piena come non si vedeva da anni. Oltre 500 persone in attesa di Giuseppe Conte che, al suo arrivo, viene accolto con applausi scroscianti e diverse manifestazioni di affetto.
Il palco – si fa per dire – da cui parlerà è un piccolo, modesto sgabello di appena 50 centimetri di altezza. Inizia il suo discorso con voce piana, non usa espedienti retorici per suscitare gli applausi, che comunque saranno tanti, non parla in politichese. Appena 15/20 minuti di ragionamento chiaro e di immediata comprensione, per un programma politico concreto ed efficace.
Innanzitutto i temi dello stato sociale e del lavoro: mantenimento del reddito di cittadinanza ed incremento dei PUC (Piani Utili alla Collettività, in cui impiegare i percettori dei sussidi per lavori di pulizia, giardinaggio, manutenzioni dei beni pubblici, sorveglianza, etc…); salario minimo garantito per legge, contro le forme più odiose di sfruttamento; lotta alla precarietà con l’indicazione del lavoro a tempo determinato come regola contrattuale; parità di genere sul lavoro con retribuzione identica per uomo e donna che svolgono le stesse mansioni; riduzione progressiva e concordata dell’orario di lavoro, per aumentare produttività e tempo libero (di questo tema si occupano solo Sinistra Italiana e il M5S).
Poi, transizione ecologica attraverso l’accelerazione delle energie rinnovabili, creazioni delle comunità energetiche con finanziamenti a fondo perduto, no agli inceneritori, si all’ampliamento della raccolta differenziata attraverso una rete territoriale di impianti utili al riciclo e all’utilizzo delle materie seconde. Sul tema dei servizi: maggiori investimenti sulla scuola e la sanità pubblica (come aveva cominciato a fare il governo con la sinistra da lui presieduto), diversamente da quello che si prepara a fare la destra. Infine, lotta le mafie, alla corruzione e alle illegalità diffuse (di questo pochi parlano in questa campagna elettorale, nonostante presenze inquietanti nelle liste della destra).
Pochi minuti per esprimere senza enfasi inutile, ma con garbo e credibilità un programma comprensibile e condivisibile, anche da chi storicamente si colloca a sinistra. Giuseppe Conte è attendibile: la folla lo comprende, lo acclama, lo colma di affetto, si fida delle sue buone intenzioni. Dei partecipanti solo una piccolissima parte sono percettori del reddito di cittadinanza, molti appartengono al ceto medio e alle professioni intellettuali. Tanti sono ex elettori storici della sinistra che non si riconoscono più nell’attuale Partito Democratico e hanno poca dimestichezza con le piccole formazioni della sinistra.
E’ un vero peccato, anzi un vero e proprio delitto, che Enrico Letta, forse spinto dall’antipatia di Mario Draghi per Giuseppe Conte, abbia mandato all’aria l’alleanza con il M5S per creare un robusto polo progressista. Sul piano dei contenuti, mi sembra che le premesse di un accordo ci fossero tutte, come ha mostrato l’efficacia del 2° governo Conte.
Enrico Letta e il gruppo dirigente del Partito Democratico hanno di fatto consegnato il paese, magari inconsapevolmente e per insipienza, ai post-fascisti di Giorgia Meloni. E’ semplicemente stucchevole, ora, l’appello al “voto utile” per fermare la destra reazionaria, la cui vittoria fa temere per la tenuta delle istituzioni democratiche. Se il pericolo è così grave, avrebbero dovuto riflettere molto di più prima di rifiutare categoricamente ogni accordo elettorale con Giuseppe Conte. I dirigenti piddini si sono assunti una responsabilità storica pesante. Di questo, conclusa la campagna elettorale, dovranno rendere conto all’elettorato progressista.
Voterò, per ragioni ideali e programmatiche oltreché per la mia storia politica passata, la lista dei Verdi-Sinistra Italiana, ma mi auguro un grande successo del M5S di Conte, la cui presenza in parlamento sarà di grande utilità per contrastare la peggiore destra europea.