Che rabbia vedere i risultati elettorali. La destra avrà la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento, ma non è maggioranza nel paese. Anzi: se le forze progressiste si fossero alleate, oggi, molto probabilmente, avrebbero loro la maggioranza dei seggi. La destra, nonostante le sue divisioni interne, sa sempre unirsi quando c’è in ballo la conquista del potere. A sinistra sono maestri di scissioni. Questa, comunque, è una sconfitta targata Enrico Letta. Dopo aver lanciato, in maniera lungimirante il famoso “campo largo”, per una coalizione che andasse da Calenda a Fratoianni, includendo il M5S, Letta si è reso protagonista di una serie di passi falsi: a escluso qualsiasi alleanza con il M5S, non è riuscito a convincere Calenda e ha preso le distanze anche dalla lista dei Verdi-Sinistra Italiana, derubricando l’alleanza ad un mero accordo elettorale. Il tutto per inseguire una fantomatica “Agenda Draghi”, di cui nessuno aveva mai parlato (neanche lo stesso Draghi) e che potrebbe ridursi a questi elementi, non proprio di sinistra: liberalizzazioni e privatizzazioni a tutto spiano; rifiuto di tassare ulteriormente le grandi ricchezze per finanziare lo stato sociale (come sostiene Sinistra Italiana); aumento delle spese militari a discapito della spesa sociale; controllo dei conti pubblici; progressivo smantellamento delle misure di sostegno ai ceti deboli (troppo costose), a partire dal reddito di cittadinanza; atlantismo ad oltranza e appoggio incondizionato agli USA. Che poi, è singolare che l’agenda politica di un grande partito di sinistra venga dettata da un banchiere e uomo di fiducia dell’establishment finanziario internazionale.
Il PD perde anche perché, pur definendosi un partito di sinistra, in questi anni ha difeso poco i ceti più deboli:
- Non ha tutelato il potere di acquisto dei salari
- Non ha difeso i diritti dei lavoratori (vedi abolizione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori)
- Ha reso sempre più precario il mondo del lavoro, in nome della flessibilità
- Non ha introdotto il reddito di cittadinanza, pur avendo governato per 8 anni nelle ultime due legislature. Abbiamo dovuto aspettare il M5S
- Non ha fissato un salario minimo (come ci chiede l’Europa), per tutelare il lavoro da forme odiose di sfruttamento
- Ha incrementato le spese militari
- Non ha previsto misure di tassazione adeguata per i grandi patrimoni (per esempio una tassa di successione con aliquote più alte)
Il PD si è chiuso in un realpolitik utile a governare malamente il presente, ma priva di slancio ideale, di fantasia, di speranze per le nuove generazioni e i ceti meno abbienti. Insomma, ha perso la rappresentanza dei ceti popolari, che si sono spostati verso il M5S o rifugiati nell’astensione, ed è diventato quello che prosaicamente viene chiamato il partito della ZTL.
Ora la frittata è fatta e bisogna ripartire da una opposizione combattiva di tutte le forze di opposizione per scongiurare lo stravolgimento della costituzione, con il tentativo di introdurre un presidenzialismo autoritario, e l’attacco profondo che la destra sferrerà allo stato sociale e ai diritti delle persone. Misure come la Flat tax, la revoca del reddito di cittadinanza e l’autonomia differenziata (sostanzialmente: le regioni più prospere trattengono una parte consistente delle tasse diminuendo il loro contributo al bilancio statale e drenando risorse per le regioni meno ricche) sarebbero terribili per la tenuta sociale e l’unità e integrità del paese (altro che “prima l’Italia”). Ovviamente, sul modello delle regioni che già amministra la destra, si scatenerà l’attacco al diritto di aborto e alla pillola del giorno dopo. Potremo dimenticarci la legge sul fine vita, la legge contro l’omotrasfobia, la legge per la legalizzazione delle droghe leggere (le mafie ringraziano). Naturalmente, della politica securitaria di cui la destra è portatrice ne farà le spese anche quella parte di umanità sofferente, che cerca disperatamente di raggiungere l’Italia per sfuggire alle terribili condizioni di vita dei paesi più poveri del terzo mondo. Se il PD con il ministro Minniti è stato cinico nel sostenere le bande libiche, Salvini e la Meloni, c’è da scommettere, saranno anche più cattivi.
Il PD ha perso, la sinistra tutta ha perso e deve attrezzarsi per una opposizione vigile e combattiva, non solo nelle aule parlamentari, ma soprattutto nel paese, in mezzo ai conflitti sociali.
La destra non è attrezzata a dare risposte adeguate alle sfide epocali del nostro tempo: la crisi climatica, le migrazioni continentali, l’esplosione demografica, la guerra tra le grandi potenze. Non ha gli strumenti culturali, l’immaginazione, l’inventiva, la giusta tensione alla giustizia sociale, con il dovuto corollario di avversione ai privilegi di casta. Senza questo bagaglio non è possibile affrontare le situazioni straordinarie che richiedono un di più di razionalità, di fiducia nella scienza, di solidarietà, di slancio verso una società più giusta, per costruire un mondo più equilibrato, con una suddivisione della ricchezza che consenta a tutti di avere la propria fetta di benessere. Un mondo possibile, che è compito storico della sinistra costruire: è nata per quello. L’alternativa è quella di un mondo che implode, tra guerre terribili e crisi ambientali e umanitarie catastrofiche, mai viste prima.
La sinistra ha perso, ma deve ripartire e il Partito Democratico non può non avere un ruolo centrale. Lo può esercitare se corregge gli eccessi liberisti degli ultimi anni; se in un mondo in guerra, torna a parlare di pace; se si schiera con decisione dalla parte degli ultimi: gli ultimi dell’occidente opulento, ma anche gli ultimi del mondo.