in tanti punti della settimana
di Daniele Moretto
· Frasi (di) infelici. Il Presidente del Senato, il Guardasigilli, il Ministro degli Interni, il Ministro all’Agricoltura, il responsabile del partito che esprime il Primo Ministro. Tutti costoro hanno detto cose talmente fuori luogo da muovere a compassione. Perché l’infelicità di una frase ricade su chi la pronuncia. Quando tutti ti fanno notare che hai detto una scemenza, e tu finisci per sentirti un po’ scemo. Tanto più se ricopri una carica istituzionale. Dove non puoi fare pastrocchi coi rigurgiti ideologici. Scemo in senso etimologico: non essere pieno, non essere intero. Scemo è un argomento superato. Un vino andato a male. Un raccolto traditore degli sforzi. Scemo è un popolo che segue un esaltato fino all’Abissinia e all’abisso, al nefasto capolinea di un ventennio che ha prodotto, a conti fatti, solo miseria, vergogna e morte. Figlie di una mentalità oppressiva, omologante, fuorviante. Scemi i poeti che l’hanno assecondata. Scemo è tutto ciò che non è sottoposto all’esame della coscienza. Questo è stato il fascismo: un pensiero/linguaggio/azione balordo e violento, la coscienza uccisa per interposta persona. Per fare un dolo nome: Matteotti, con la sua integrità. Contro l’indegnità del grande capo di governo che sfrontatamente si dichiarò mandante di quell’omicidio. In Parlamento. E il re tacque. E tutti in fondo tacquero. Oggi un affronto simile è impossibile; nessuno che sia pieno e integro può dimenticarlo o fingere, come uno scemo, di non capirlo.
· In che mani è la scuola. «Esiste una sorta di circuito consolidato secondo il quale, se si entra nelle grazie della preside, si ha vita facile all’interno della scuola, altrimenti si vivono ritorsioni che rendono all’interno del plesso la vita molto difficile». Parla l’insegnante che ha denunciato quanto avveniva alla scuola “G. Falcone” di Palermo, e che ha fatto scattare le manette per la preside e i suoi complici. È un’ulteriore denuncia. Interi Collegi-Docenti possono sottoscriverla. E accompagnarla con altre denunce. Innumerevoli sono infatti gli abusi di potere dei dirigenti scolastici. I bilanci truccati. I progetti fasulli, con le firme false di alunni mai presenti. E mobbing a chi non si allinea. A chi interrompe la farsa in Collegio e dice: “Non sono d’accordo!”. Diventa osso, pasto per i cani. Ecco le lettere dei colleghi, piene di falsità. I verbali aggiustati ad hoc. Per le azioni disciplinari. Dove il D.S. è allo stesso tempo l’accusa e il giudice (credo caso unico nel nostro ordinamento). Riforme e strapoteri ai D.S. Delirio di onnipotenza, d’impunità…
Lo squarcio aperto da questa squallida vicenda di una scuola dove chi dovrebbe dare ruba, è in verità un’altra ferita per la scuola italiana e in particolare siciliana.
· Vita e morte a Ballarò Di giorno, un fiume di turisti fluisce lentamente e fruisce del bendidio. A caro prezzo. Alcuni commercianti “si fanno i bagni”, come si dice qui: incassi da favola con i piatti tradizionali. Negli ultimi mesi è un proliferare di tavolini, tutti fanno da mangiare. Tutti abusivi. Scontrino? Parola sconosciuta. La situazione igienica è fuori controllo, letteralmente: è il trionfo dell’illegalità. Nessuno reclama per il nuovo mercato, i cui lavori dovevano concludersi già da molto tempo. Ma agli esercenti non interessa, non conviene: chi entrerà sotto il nuovo capannone, dovrà mettersi in regola con le tasse.
Di notte, è il trionfo della morte. Dove al mattino i pesci quasi saltano sui banchi di marmo coperti di ghiaccio, la notte si vende il fumo e altre droghe. Soprattutto il crack. La morte di alcuni ragazzi per overdose ha scosso i cittadini, è nato un movimento per cercare di combattere il fenomeno. Ma nulla sembra cambiare. I teli parapioggia strappati e penzolanti del mercato continuano ad essere le bandiere della desolazione. Dal tramonto in poi, la dimensione è spettrale. All’alba ricominciano i rumori delle saracinesche, dei banconi spostati. Alle nove è già un pullulare di clienti nostrani, poco dopo arrivano i turisti, storditi dalla musica a tutto volume, da discoteca, che fa tremare i palazzi vicini per tutta la giornata.
· Assange/Prometeo. Plauso all’intuizione della teologa Margherita Ganci nel corso di un’interessante “meditazione” sul Prometeo incatenato di Eschilo, condotta da Adriana Saieva (alla “Casa dell’equità e della bellezza” di Augusto Cavadi, a Palermo). L’intuizione consiste nell’associare al mito di Prometeo la figura e la vicenda di Julian Assange. E, io aggiungo, a tutti i portatori di verità. A tutti i giornalisti eliminati. Per aver dato il fuoco della verità agli esseri umani. Che in verità non fanno granché per meritarlo.
· Una volta che avevo diciassette anni ed ero quasi a forza partigiano
trovammo nel perlustrare una cantina due fascisti.
Senza le armi son come scatole svuotate
e a noi, due morti in più portavan niente.
Così li aiutammo a sparire a calcinculo.
Ma poi anni dopo uno lo incontrai che aveva una bambina
e mi guardò e mi disse:
“Ti devo la mia vita e lei”.
E io pensai che se avesse vinto lui la guerra
non ci saremmo stati né io né i miei due figli.
Giuseppe Colzani
24 Aprile 2023
“Il punto”, n. 5