in tanti punti della settimana
di Daniele Moretto
· Il diritto di muoversi. Liberamente. Per il pianeta. Che non ha confini, se non naturali. Che vengono snaturati. Presidiati da eserciti di guardiani. Con tanto di armi e di cani. E muri, muri, muri. Muti. Con le palpebre chiuse. Così alti da cancellare paesaggi e orizzonti. Palpebre chiuse. Dure. Cemento e filo spinato. L’umanità migra da milioni di anni eppure muoversi, cercare altrove, non è ancora scontato, attestato dell’essere umano.
· Non cambiate le Carte in tavola! Il fondamentale articolo di Barbara Spinelli su “Il Fatto quotidiano” del 12 maggio (a pag. 17 “Si fa presto a dire ‘riforme’”) porta ad una conclusione: chi sta al governo vuol tornare indietro. Altro che ripudio del fascismo! Qui si attacca la Carta Costituzionale repubblicana. Col sorriso sulle labbra accese dal rossetto. Non si parla coi giornalisti, ma si convocano le opposizioni. E’ un piano che viene da lontano. Dall’800 addirittura, con Donoso Cortés, passando per Carl Schmitt (giurista fautore dello “stato totale”, congeniale a Hitler) e nel ‘900 ripreso dalla Commissione Trilaterale secondo la quale “l’ingovernabilità nelle democrazie era dovuta a un ‘eccesso di democrazia’”(!!!) Ma “più spudoratamente” dalla grande banca JP Morgan (sempre lei!) “che il 25 maggio 2013 pubblicò un Rapporto che rispolverava la ricetta della Trilaterale”. E cosa dice questo Rapporto? Che il nostro e quelli di Grecia, Spagna e Portogallo sono “sistemi politici della periferia sudeuropea”. Come dire: irrilevanti e terroni. In realtà questi sistemi fanno paura perché scaturiscono dalla fine delle dittature e si sono dati delle solide Carte Costituzionali. Secondo loro – i poteri forti – hanno un sacco di difetti, mancano soprattutto di stabilità, sono ingovernabili. E come si fa a governarli idest dominarli? Modificando la Costituzione, indebolendo il Parlamento e per converso rafforzando il potere dell’esecutivo (analogo processo dentro la scuola: indebolire i Collegi Docenti e dare ampi poteri ai Dirigenti Scolastici. Così da avere, anziché un solo dittatore, ottomila piccoli obbedienti dittatori distribuiti sulle ottomila scuole italiane. Così da avere Collegi Docenti acefali, obbedienti). Col sorriso sulle labbra accese dal rossetto, spruzzando cordialità come un profumo, aspirano a una democrazia decidente. Non certo nell’interesse del Paese. Semplicemente, questi sono gli ordini dall’alto: rigirare le Carte e chiamare “piano di riforme“ l’ennesimo assalto allo Stato Repubblicano.
· Trieste è bella di notte. Non è una frase mia ma di un migrante. Quasi un verso. Di fronte allo spettacolo della città vista dall’alto, di notte, le luci che riverberano sul mare. Non dall’aereo. Bensì dall’ultima montagna valicata. Con le vesciche ai piedi. Prima di scendere in città. Per esserne subito espulso. Dopo mesi di viaggio. Insieme a un gruppo di compagni. Dopo l’inferno, un sorso di felicità. Più di un inferno: quello da cui scappare, e quello del viaggio. Durante il quale puoi perdere un amico con cui stavi parlando. Precipitato in un burrone. Il tempo solo di sistemare il cadavere alla buona. Se hanno sentito l’urlo, potrebbero raggiungerti i trafficanti che ti stanno alle calcagna. Picchiarti e rubarti i pochi soldi che ti son rimasti. Ma niente, per quanto doloroso (“In fondo lui fa il suo lavoro di ladro, io il mio di clandestino”) può superare la cattiveria dello Stato italiano che espelle i richiedenti asilo chiamando “riammissioni” i respingimenti. E tu ti ritrovi in Slovenia, e da lì in Bosnia, dove puoi solo marcire. Dove ti bruciano le gambe. Dove lavoro nisba. E il game ricomincia daccapo. Sì, il game, così si chiama in gergo: riuscire ad entrare da clandestino nel paese che ti sei prefisso di raggiungere. In questo caso l’Italia. Dove finalmente un giudice ammette il ricorso di un migrante. Dove finalmente, dopo un numero imprecisato di inferni, vieni accolto da un’associazione, in una ex-caserma, dove riprendi fiato e riesci persino a raccontare la tua odissea ad un regista, (anzi tre: M. Calore, S. Collizzolli, A. Segre), diventando di fatto co-autore di un docu-film con le immagini messe su TikTok. Come quelle su Trieste di notte, la Terra Promessa illuminata che riverbera sulle acque che la circondano.
· Baudelaire allo Steri. Il 10 maggio pomeriggio. Citato da Pietro Cataldi che ha dialogato con Tomaso Montanari sul tema: “L’educazione sentimentale: la vita interiore tra arte e letteratura” dando luogo ad un bel convegno, introdotto e moderato da Claudia Carmina. Il primo intervento di Cataldi, in apertura, è un piccolo gioiello di linguaggio critico-poetico. A partire da questi versi, esempio di paesaggio interiore.
Porto in me più ricordi che se avessi mille anni.
(…)
Oramai non sei più, o materia vivente,
che un granito circonfuso da un vago spavento
assopito nel fondo di un Sahara brumoso;
una vecchia sfinge ignorata dal mondo negligente,
obliata sulle mappe, e il cui umore feroce
non canta che ai raggi del sole al tramonto.
(Charles Baudelaire, I fiori del male. LXXVI. Spleen)
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13 Maggio 2023
“Il punto” n. 7
rubrica di Daniele Moretto