di Tano Siracusa
Scriveva ieri Enzo Bianchi nella sua rubrica settimanale su Repubblica: “Se non c’è l’uomo non c’è neanche Dio. Troppe sofferenze, troppe discese nell’inferno voluto dagli uomini senza che appaia un segno di speranza. Nelle acque dell’Egeo ho sentito bestemmiare l’uomo e ho provato la tentazione di bestemmiarlo anch’io.”
Forse fra qualche decennio scriveranno di una guerra combattuta da una sola parte, da un continente ricco e potente, l’ Europa, contro moltitudini di diseredati provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Una guerra non dichiarata combattuta con armi non convenzionali – le leggi e la loro violazione – contro milioni di disperati colpevoli di volerla raggiungere per viverci, da uomini liberi, da cittadini. Una guerra combattutta con gli sguardi negati, con centinaia di migliaia di vittime lasciate morire nel Mediterraneo o lungo gli attraversamenti del deserto. Scriveranno degli accordi con i dittatori dei paesi di provenienza, oppure di transito come la Libia, la Tunisia, la Turchia: per trattenerli nella miseria dei loro villaggi, nell’inferno delle guerre locali, dei disastrosi cambiamenti climatici nelle fasce equatoriali, detenuti in centri che violano i più elementari diritti umani.
La bestemmia dell’uomo sull’uomo che ha tentato Enzo Bianchi è quella dell’Occidente contemporaneo che crocifiggendo il cristianesimo, oscurando i Lumi della Ragione, contemplandosi nei suoi media, trionfa senza rimorsi nella guerra non dichiarata ai perdenti.
La cosiddetta sinistra europea ha perduto lo sguardo che oltrepassva l’esistente, ha perduto il suo orizzonte, non desidera più. Sui suoi giornali ospita ogni tanto uomini come Enzo Bianchi, sguardi e tentazioni inattuali, piccole luci che si accendono sulla superficie del Mediterraneo per scrutarne gli abissi. Sguardi e voci di futuri testimoni.