Oramai più di un mese fa, precisamente il 7 ottobre scorso, una delegazione del Partito Democratico incontrava il sindaco Francesco Miccichè e il vicesindaco e assessore alla nettezza urbana Aurelio Trupia. Oggetto dell’incontro lo stato insoddisfacente, per usare un’eufemismo, della pulizia e del decoro della città. Dopo aver ricevuto un dossier sulle inadempienze delle ditte concessionarie dei servizi comunali, elaborato sulla base del contratto di appalto e del capitolato di oneri, l’assessore Trupia, su sollecitazione del sindaco, si incaricava di dare una risposta chiara a dieci domande elaborate dal PD. Le domande spaziavano dagli eventuali controlli effettuati dall’amministrazione comunale sulla qualità del servizio, alle infrazioni rilevate, alla quantità di materia riciclata riveduta ai consorzi di recupero, alla regolarità dei mezzi impiegati, all’uso delle spazzatrici meccaniche. Le dieci domande chiudevano con la richiesta di verifica dei centri di raccolta e l’invito all’attivazione dell’Osservatorio sui rifiuti. Quest’ultimo istituto, previsto dalle leggi che regolano i servizi pubblici e ripreso nel contratto d’appalto in corso, dovrebbe essere costituito dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, delle associazioni dei consumatori, associazioni ambientaliste e di volontariato, con lo scopo di monitorare il rispetto dei parametri del servizio offerto e di valutare le osservazioni e i reclami dei cittadini. Si tratta di un organismo molto importante che consentirebbe, tramite le organizzazioni coinvolte, una partecipazione democratica e diffusa dei cittadini alla gestione del servizio di pulizia e igiene urbana.
I dati richiesti, come previsto dalla normativa sull’amministrazione trasparente, dovrebbero essere pubblicati sul sito istituzionale del comune, ma non lo sono.
Comunque, per un amministratore sono di facile e immediata acquisizione: basta richiederli, qualora l’assessore Trupia ne fosse sprovvisto, ai competenti uffici del DEC (Direttore dell’Esecuzione del Contratto) oppure al RUP (Responsabile Unico del Procedimento amministrativo).
Nonostante la facilità del compito, purtroppo, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta: devono aver scordato l’impegno assunto.
L’assessore Trupia, si era poi impegnato a fornire una copia del nuovo capitolato d’appalto che, a suo dire, dovrebbe risolvere tutti problemi di pulizia della città. Anche in questo caso, però, il vicesindaco dev’essersene dimenticato: di questo capitolato non c’è ancora traccia. Peraltro, il contratto con le ditte concessionarie è in scadenza proprio nel mese di novembre e, trattandosi di una data certa e conosciuta, non si capisce perché il nuovo appalto non sia stato predisposto per tempo. Bisognerà ora procedere con una proroga in attesa di espletare la nuova gara.
Certo, il vicesindaco Trupia è sbadato, molto sbadato: ce ne siamo accorti in occasione della delibera di giunta con la quale assegnava alle ditte incaricate della pulizia un’ulteriore somma per il lavaggio dei marciapiedi del Viale della Vittoria. L’assessore non aveva ancora compreso, a tre anni dall’assunzione dell’incarico, che si trattava di un servizio previsto dal capitolato e che, quindi, andava reso senza alcun onere ulteriore per le casse comunali. Grazie alla segnalazione del PD e del Codacons la delibera è stata ritirata e il comune ha evitato di sprecare ben 25.000 euro. Ma, cosa più importante, dopo anni i marciapiedi sudici del Viale sono stati finalmente lavati, così come via Atenea e piazza San Giuseppe.
Ma perché sindaco e vicesindaco si sono “dimenticati” di rispondere? Una prima indicazione si può rinvenire nella prassi di questa amministrazione, che non accetta alcun confronto e non dà conto all’opinione pubblica dei propri atti (si vedano, per esempio, il caso dell’acquisto dei suv con i soldi dedicati ai bambini; la questione dei bagni pubblici acquistati, ma mai collocati; l’iter bloccato del nuovo Piano Urbano Generale; la privatizzazione dei parcheggi a pagamento; la vicenda della fondazione “Agrigento capitale della cultura 2025”).
Nel caso specifico delle vicende relative alla pulizia della città, però, c’è sicuramente ben altro. Si tratta di un vaso di Pandora che, se aperto, potrebbe rivelare una sequela di mancati controlli, di omissioni, di complicità, di prassi affaristiche consolidate che hanno portato allo scadimento attuale del decoro della città. Noi, comunque, non intendiamo mollare e, in attesa che Mnemosine dia un aiuto al nostro Aurelio, riproponiamo le nostre dieci domande e, se sarà il caso, investiremo anche la deputazione agrigentina affinché, esercitando i poteri ispettivi attribuitigli dalla legge, apra porte e finestre per dar luce alle stanze opache di palazzo San Domenico.