di Tano Siracusa
Per chi come me ha avuto modo di osservare da vicino la produzione fotografica di Franco Carlisi, il suo esordio come regista cinematografico non costituisce una sorpresa. Franco ha un innato talento per la ‘messa in scena’, per per una reinvenzione della realtà che include, nella regia cinematografica, l’uso di molteplici linguaggi e competenze. Dopo i primi libri fotografici, Altari di Sassi, Iàvàivòi e Il valzer di un giorno, con la pubblicazione dei suoi editoriali su Gente di fotografia Franco Carlisi ha mostrato una inclinazione per la scrittura e la narrazione che aggiunge una risorsa ulteriore per la ‘messa in in movimento’ delle fotografie. Per inserirle nel flusso temporale, farle parlare, sognare, vivere delle storie.
E così in Non sai quanti nomi ti ho dato, film di esordio, la visionarietà del fotografo e la sua urgenza narrativa saturano i venti minuti di un montaggio concitato, spesso felicemente sorprendente, intessuto di geometrie e arabeschi, di malìe e miraggi, in un vorticoso rovesciarsi della realtà nell’immaginazione del protagonista, interpretato da un giganteggiante Giovanni Volpe.
Il suo corpo, il suo affanno, la sua voce soffiata – un altro suono a volte che si aggiunge alla musica gradevole, funzionale, ma invasiva sui monologhi, sul parlato – riempiono spesso le inquadrature restituendo con momenti di rara forza espressiva il dramma di un uomo, uno scrittore, che insegue sull’orlo di una catastrofe personale il miraggio di una donna che ha la bellezza rarefatta di Noemi Castronovo, di un sogno, di un amore e una vita non vissuti. Se nella prima parte il film rallenta in qualche compiaciuto ricamo visivo, nella seconda parte il ritmo della narrazione accelera in un sorvegliatissimo alternarsi di primi piani e campi lunghi, di realtà e immaginazione delirante, fino a un doppio colpo di scena conclusivo.
Viene da chiedersi quanto il formato ‘corto’ possa avere condizionato la stesura del film, anche se è difficile immaginarne una diversa, risolta in una più distesa condensazione della cifra stilistica.
Un esordio cinematografico felice, premiato in molti concorsi, in linea con le premesse di una biografia importante nel contesto della fotografia italiana.
Purtroppo i film corti non entrano nei grandi circuiti della distribuzione cinematografica nazionale. La proiezione in sala ad Agrigento è un’occasione da non perdere.