in tanti punti della settimana
di Daniele Moretto
· Sinner… Chi è Sinner? Da dove spunta fuori il ciuffo rosso? Dall’Alto Adige. No, dal paese dei sogni. Il sogno più nitido è arrivare in cima. Ma non è alpinismo. Né sci, né calcio. È il tennis. Quasi nazional-popolare, aveva da dirci qualcosa. Che l’istinto guerresco può trasformarsi in sana competizione. Che si può perdere e a fine partita stringere la mano all’avversario. Che magari t’abbraccia e ti consola: al tuo posto poteva esserci lui. Atlete-i che chiedono scusa se il nastro devia la palla. E applaudono alla prodezza dell’altro/a. Che si fanno forza. Che puoi recuperare, quando sembri spacciato. L’importante è non perdere la testa. Dominare le emozioni. Sinner ha aggiunto qualcosa di inedito. Che il banco su cui si realizzano i sogni è il lavoro. Se vogliamo, ci ha spiegato l’art. 1 della Costituzione. E la funzione base della fiaba: solo restando coi piedi per terra, si possono raggiungere le stelle.
· … e de Sinner. Sul certificato di battesimo è Gabriel Rudolf Ludwig Sinner (Berna 1801 – Firenze 1860), senza il “de” nobiliare, acquisito in seguito. Ma la fortuna non gli arriderà maggiormente. Ammirato ma anche contestato filologo, bibliografo e grecista svizzero, il de Sinner sarà sempre uno spirito inquieto, in cerca di una cattedra definitiva in Francia o in Germania. Ripiegato su Berna, viene addirittura messo sotto tutela. Nel 1856 fugge a Firenze per consegnare i suoi circa 6.000 volumi alla Biblioteca Palatina del Granducato di Toscana, mediatore il Vieusseux. In cambio, ottiene un vitalizio di 100 lire al mese. Morirà quattro anni dopo nel capoluogo toscano.
Tutto ciò non avrebbe per noi grande importanza, se non fosse che insieme ai suoi libri consegnò anche i manoscritti filologici di Giacomo Leopardi! Il quale, senza alcuna esitazione, glieli aveva consegnati nel 1830, durante un primo viaggio a Firenze del bernese. I due avviarono un carteggio affettuosissimo, dove favoleggiavano di tornare a vivere e lavorare insieme. Non si videro mai più. Dopo la morte di Leopardi, de Sinner fece di tutto per tutelare i manoscritti leopardiani, negati perfino ad Antonio Ranieri e a Pietro Giordani. E s’impegnò per fare conoscere la sapienza filologica e la grandezza poetica di Leopardi in tutta Europa. Altra pagina sui primi passi della sprovincializzazione culturale italiana.
· L’Italia ha perso i piedi. Non sa più giocare. Semplicemente passare la palla. Impallata. Imbambolata. Non sa pensare gioco. Tramare. Amare il proprio mestiere. Divertirsi. Da anni non andiamo più ai Mondiali. E l’ultima batosta agli Europei un po’ vanifica la vittoria di quattro anni fa. Che succede? Mancanza di stimoli. Mancanza di ritmo (Spalletti). Chi deve dare il ritmo? Manca un nocchiero? Chi deve dare stimoli? Forse è diventato troppo facile raggiungere la cima. Guardiamo le altre nazionali. Tantissimi figli di migranti. Nella nazionale italiana solo uno. Vien da pensare a un problema d’integrazione. La nazionale specchio della società. Ragazzi spaesati. Forse è il momento di parlarne. Di dare voce ai disagi. Bambini fragili, bisognosi di sentirsi giganti. Ma hanno piedi d’argilla.
· Tutta questa passione sportiva ci aiuta a non pensare. Pensare ci fa sentire impotenti. Di fronte alle atrocità. Allo spirito malefico che sembrerebbe conquistare sempre più gli animi. Alle guerre. Ora anche i russi hanno imparato a colpire gli ospedali. Mentre il governo israeliano continua a fare strage di civili. Ostentando la sua impunità. E approfittando del caos degli Stati Uniti, tanto più dopo l’attentato a Trump. L’imbelle Unione Europea discute se alzare la spesa militare. Il mondo è in fiamme e noi non riusciamo a spegnere in nessun modo nessun fuoco. Ma di cose da fare ce ne sono! Innanzitutto gli esseri umani dovranno presto fermarsi, discutere e mettere in atto misure drastiche a difesa della vita. ”Il mondo – scrive Danilo Dolci – potrebbe essere una creatura di creature che sanno cos’è pace”.
Luglio 2024
“Il punto” n. 22
rubrica di Daniele Moretto
Dipinto: Cerchia di Sofonisba Anguissola (Sotheby’s 2014)