di Renato Viviani

Avvolta nella notte, Londra sembra addormentata, immersa in un silenzio che la rende più tranquilla. Ma c’è un angolo della città che si risveglia proprio quando tutto il resto si acquieta, entrando in una dimensione parallela: il mercato di Smithfield. Già intorno a mezzanotte, i primi camion refrigerati iniziano ad arrivare, ma è dalle due di notte che l’attività diventa frenetica e prosegue fino alle otto del mattino.

Il London Central Market, conosciuto da tutti come Smithfield Market, è l’ultimo mercato all’ingrosso di carni rimasto a Londra, uno dei più grandi d’Europa e punto di riferimento per la definizione dei prezzi della carne in tutta l’Inghilterra. Costruito in epoca vittoriana, il mercato era una struttura all’avanguardia per l’epoca, con il suo ferro battuto e il tetto a persiana progettato per far entrare luce e aria, ventilare gli ambienti, ma tenendo fuori il sole.

Oggi la struttura originaria è ancora ben conservata, ma è stata dotata di tutte le attrezzature moderne necessarie per garantire la sicurezza dei clienti, dei lavoratori e per mantenere gli elevati standard igienici richiesti per la manipolazione e la vendita delle carni.


Ma il mercato di Smithfield non è solo un luogo di commercio; è stato anche teatro di importanti battaglie sindacali. Negli anni Sessanta e Settanta, i lavoratori del mercato si sono uniti in una serie di scioperi e proteste per migliorare le condizioni di lavoro e ottenere salari più equi. Questi decenni furono segnati da forti tensioni tra i sindacati e i datori di lavoro, con i lavoratori che lottavano per i loro diritti in un ambiente caratterizzato da turni massacranti e condizioni spesso difficili. Le proteste non solo misero in luce le dure realtà del lavoro notturno, ma portarono anche a significativi miglioramenti nelle tutele sindacali, consolidando Smithfield come un simbolo della resistenza operaia nella storia industriale di Londra.

Arber è un lavoratore albanese che incontro mentre esco da un box con la macchina fotografica. Mi chiede se sono della BBC. “Sono solo un turista”, rispondo. Ride e mi chiede da dove vengo. “Italia”, rispondo. Lui, incrociando gli indici delle mani a formare il simbolo di una catena, scherza dicendo: “Italiani, albanesi, un’unica mafia”. Poi mi racconta che lavora per una piccola catena di ristoranti di lusso e che viene qui tre volte a settimana per ritirare la merce, per poi effettuare tutte le consegne entro le 10:00 del mattino.

Lo Smithfield Market è gestito da un’associazione volontaria che rappresenta tutte le categorie di lavoratori e la varietà dei prodotti venduti. L’obiettivo dell’associazione è tutelare gli interessi lavorativi e commerciali dei soci.

Jane lavora qui da 15 anni, come suo padre prima di lei. È addetta alle vendite e ha accanto a sé un grande pannello che illustra le diverse razze bovine e la mappa dei tagli di carne. Mi racconta che il lavoro è duro, soprattutto per gli orari, ma sottolinea la forte solidarietà tra i lavoratori.


Tra il padiglione 1 e il padiglione 2, si estende un ampio tunnel coperto, un passaggio che collega le diverse anime del mercato. Questo tunnel, oltre a fungere da arteria di collegamento, è un vero e proprio corridoio della memoria. Ai lati, lungo le cancellate di protezione, sono esposti grandi pannelli fotografici che raccontano la storia di Smithfield. Ogni immagine è una finestra sul passato: dai giorni della costruzione vittoriana passando per i bombardamenti della seconda guerra mondiale ai momenti salienti delle battaglie sindacali, dalle prime consegne con i carri trainati dai cavalli alle moderne operazioni logistiche.
Le fotografie, in bianco e nero e a colori, catturano l’essenza del mercato attraverso i decenni, testimoniando non solo i cambiamenti architettonici, ma anche la vita e le storie delle persone che hanno fatto parte di questo luogo. Passando attraverso il tunnel, ci si sente immersi in un viaggio nel tempo, dove ogni scatto sembra sussurrare storie di fatica, di comunità e di resilienza. È uno spazio che non solo collega fisicamente due padiglioni, ma anche idealmente il presente con il passato, rendendo tangibile la ricca eredità di Smithfield.

Nonostante Smithfield Market prenda vita nel cuore della notte, è un luogo pieno di colori. Il bianco è il colore dominante: lo ritrovi nei camici, nelle tute e negli stivali degli addetti, così come nella quasi totalità dei furgoncini che si occupano delle consegne e dello smistamento delle merci. Tuttavia, sono il blu, il verde e il malva, i colori in cui è dipinta la struttura in ferro del mercato, a conferirgli un fascino ed eleganza particolari. E poi c’è il rosso del sangue, che ricorda la natura di questo luogo unico.

Di Bac Bac