di Goffredo Mono

Buongiorno, ho detto appoggiandomi alla ringhiera.

Lei ha girato la testa scura solo dopo qualche secondo, guardandomi sorpresa con i suoi occhi chiari, assurdamente luminosi, aprendo svogliatamente la bocca per ricambiare il saluto, allontananandosi subito dopo con il suo passo lento, trattenuto, fino a raggiungere un grande albero che l’ha nascosta quasi completamente. Davanti a me le montagne innevate, il profilo azzurro delle colline oltre la pianura sembravano più vicine.

Anche lei è affascinata dal paesaggio, a volte la sorprendo immobile, gli occhi spalancati che riflettono l’ alba, a fissare e assorbire quell’orizzonte fumoso e verticale come una benefica droga. Senza alcun segno di smarrimento, senza alcun apparente sentimento di sgomento ed esclusione.
Il suo rifiuto non mi offende. Se dovesse finalmente accettare anche per poco la mia compagnia sono certo che non riuscirei a dirle nulla di adeguato, che possa davvero trattenerla, interessarla, farle preferire la mia prossimità a quella dei suoi amici e dei suoi amanti.

A volte sogno che viene a trovarni mentre dormo, allora mi sveglio e le parlo con dolcezza dei suoi pregiudizi. Non sono geloso, sento di non averne alcun diritto.
Eppure stamattina ho provato una sottile fitta al cuore quando l’ho vista muoversi all’improvviso, e con il suo passo elastico, ingenuamente sensuale, andare festosa incontro a lui, ai suoi lucidi occhi gialli in attesa, il sesso scoperto dalla lunga coda nera, dritta e ondeggiante per l’eccitazione.

Come ogni mattina andando via ho salutato il custode, ma non sono riuscito a sorridergli.

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pittura di Giuseppe Agozzino

Di Bac Bac