Il quadro nazionale
Secondo l’ultima indagine dello Svimez, il mezzogiorno in base agli indicatori BES (Benessere Equo e Sostenibile) è l’area del paese caratterizzata dalle peggiori condizioni di salute. La speranza di vita dei cittadini meridionali è oggi di 81,7 anni, un anno e tre mesi in meno rispetto al Nord. Analogo differenziale sfavorevole si osserva per la cosiddetta “mortalità evitabile” causata da deficit nell’assistenza sanitaria e nell’offerta di servizi di prevenzione. Nel rapporto della fondazione Gimbe presentato agli inizi di ottobre si rileva che nello scorso anno 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure. Di questi 2,5 milioni per motivi economici, con buona pace del principio di universalità ed equità che formalmente informa il nostro servizio sanitario nazionale. Sempre secondo la fondazione Gimbe, solo 13 regioni, perlopiù collocate nel settentrione, rispettano gli standard essenziali di cura (fissati dai LEA, Livelli Equivalenti di Assistenza), un ulteriore segno dell’aumento del divario tra Nord e Sud. “Siamo di fronte ad una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud nell’esigibilità del diritto alla salute. A questo quadro si aggiunge la legge sull’autonomia differenziata che affonderà definitivamente la sanità nel Mezzogiorno, innescando un disastro sanitario che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone”.
La sanità nella nostra città
La scorsa settimana il Partito democratico ha diffuso un documento sulla sanità agrigentina che focalizzava alcuni temi particolarmente critici. Si andava dalle liste di attesa per gli esami specialistici e le visite ambulatoriali particolarmente lunghe; alla mancanza del servizio di anatomia patologica e chirurgia vascolare; all’ingolfamento del pronto soccorso; alle insufficienze dei reparti di diabetologia, gastroenterologia, broncopneumologia, neurologia. Quest’ultimo reparto, poi, è sempre più rilevante a causa dell’aumento, dovuto all’invecchiamento della popolazione, dei casi di Ictus cerebrale.
Il documento ha avuto una certa attenzione da parte della stampa, arrivando a conoscenza del direttore generale dell’ASP di Agrigento, dr Giuseppe Capodieci, il quale si è reso disponibile ad un incontro per discutere della situazione sanitaria in città e, soprattutto, dei progetti per superare alcune ataviche deficienze.
L’incontro tra il segretario cittadino del PD e il vertice dell’ASP agrigentina (direttore generale, direttore amministrativo, direttore sanitario) si è svolto questa settimana. Di seguito una sintesi degli argomenti trattati.
Le direttive dell’intervento dell’ASP
In merito ai servizi carenti della sanità provinciale, l’attuale direzione dell’ASP è impegnata su diversi aspetti:
1) Espletamento di nuovi concorsiper medici ospedalieri per coprire i vuoti di organico e potenziare l’offerta di cure.
2) L’implementazione della “Stroke Unit”, una unità sanitaria dedicata alla cura dell’ictus acuto sia ischemico che emorragico. Lo scopo è l’istituzione di un hub al nosocomio di Agrigento, con l’ingresso di nuovi medici neurologi. L’obiettivo ambizioso è di creare una rete con tutti gli ospedali della provincia, collegati telematicamente e in contatto con le ambulanze attrezzate con terminali di telemedicina gestiti da programmi di intelligenza artificiale, così da poter trattare il paziente fin dal momento del primo contatto, riducendo gli effetti nefasti dell’ictus cerebrale. L’eventuale intervento realizzato entro le quattro ore dal manifestarsi dei sintomi, infatti, diventa cruciale per evitare danni neurologici seri o, peggio ancora, la morte del paziente (mentre il Direttore Generale esponeva con enfasi il progetto a me venivano in mente le immagini delle serie televisive americane dove ogni intervento d’emergenza è programmato, monitorato, tempestivo, super efficiente. Peccato, poi, tornare alla triste realtà del nostro ospedale).
3) Creazione della Casa della Comunità, come previsto dal decreto interministeriale 23 maggio 2022, che dispone all’interno di ogni Distretto sanitario la costituzione di una struttura ogni 40/50 mila abitanti. Operativa 24 ore al giorno, tutti i giorni dell’anno, con presenza medica e infermieristica, la Casa di Comunità comprende un punto di accoglienza e di orientamento, ma soprattutto vuole essere il luogo in cui il cittadino possa trovare risposte adeguate alle sue esigenze sanitarie o sociosanitarie, con particolare attenzione per i soggetti fragili e i pazienti cronici. L’istituzione dovrebbe avere un ruolo rilevante nei servizi di medicina di base e di primo intervento e contribuire a decongestionare il pronto soccorso dell’ospedale. Il luogo in cui sorgerà è quello dell’ex ospedale sulla rupe atenea, oggi adibito a poliambulatorio.
4) Con l’intento di superare la scarsa attrattività per i medici delle strutture sanitarie della provincia (vedi l’abbandono di diversi primari e medici ospedalieri negli ultimi anni) è in fase di definizione un accordo di collaborazione tra l’ASP e UniCamillus – Università Medica Internazionale di Roma: un ateneo privato con diversi corsi di medicina, nato nel 2017. La presenza di medici-professori, ricercatori, tirocinanti e studenti di medicina, dovrebbe costituire, si spera, un forte elemento attrattivo per i reparti degli ospedali agrigentini.
5) Il punto critico su cui si è maggiormente soffermata la discussione è quello delle lunghe, lunghissime, liste di attesa dei pazienti che richiedono visite specialistiche o esami diagnostici. Attese di anni per una visita o un esame che a volte può fare la differenza tra la vita e la morte: due anni per un esame endoscopico, tre anni per una cardiotac, due anni per una risonanza magnetica, per citare alcuni esempi. Una situazione inaccettabile, indegna di un paese della civile Europa, che oggi è una delle più grandi potenze economiche e finanziarie al mondo. La direzione sanitaria esibisce con orgoglio l’eliminazione delle liste d’attesa del 2023, in anticipo rispetto alla scadenza fissata dal presidente della regione al 31 dicembre 2024. In realtà l’accorciamento delle liste d’attesa è solo frutto di un “trucco” formale: si rilevano solo le richieste di prima visita e si tolgono dalle liste le visite di controllo e gli esami successivi. Così le richieste di visite e di esami specialistici vengono artificiosamente decurtate, ma il servizio ai pazienti non migliora di certo. La proposta del PD è stata molto semplice e chiara: si pubblichino sul sito delll’ASP le prime date utili per ogni tipo di visita ed esame. In questo modo sarà facile monitorare l’andamento delle liste d’attesa e verificare l’accorciamento o l’allungamento dei tempi di accesso alle prestazioni. Sul tema della trasparenza dei tempi, il direttore amministrativo comunica di aver già dato l’incarico alla ditta che si occupa del sistema informatico di ampliare le informazioni all’utenza. Resta aperto il tema dell’attività intramoenia (prestazioni erogate a pagamento al di fuori del normale orario di lavoro dai medici ospedalieri) che dovrebbe essere sospesa in presenza delle liste d’attesa. Poco conosciuta e utilizzata anche la procedura del “Percorso di Tutela” che prevede la possibilità di rivolgersi agli studi privati, con costo a carico dell’ASP, quando le liste d’attesa non garantiscono tempi ragionevoli in relazione allo stato di salute del paziente.
6) Infine, il direttore Generale, opportunamente sollecitato, ha posto l’accento sul malcostume di alcuni primari ospedalieri, che usano il proprio studio privato come corsia preferenziale per il ricovero in ospedale, impegnandosi su questo tema a prendere provvedimenti drastici a partire dalle prossime settimane.
L’incontro, cordiale e proficuo, è durato poco più di un’ora ed è stato molto utile per capire le dinamiche dentro cui si muoverà l’attuale direzione dell’ASP di Agrigento, nominata da pochi mesi. È un fatto molto positivo che, su un tema cruciale come quello della salute, che investe il dolore e la sofferenza delle persone, la direzione dell’ASP abbia scelto di confrontarsi con una forza politica, per presentare alcune delle linee guida e delle priorità che indirizzeranno la sua azione nei prossimi anni (al contrario di altre istituzioni cittadine che fanno dell’opacità la loro cifra politica e amministrativa). La sanità siciliana è scandalosamente nelle mani della politica e tutti i dirigenti delle varie ASP portano impresso il bollino della forza politica, se non del singolo potente, che li ha sostenuti. Tuttavia, tra i nominati, come sempre accade, ci sono i mediocri, che servono pedissequamente i desiderata dei loro padroni, e altri che hanno competenze e capacità gestionali e sono desiderosi di dimostrare il loro valore. Il nostro augurio è che i nuovi dirigenti dall’ASP agrigentina si collochino in questo secondo filone.
Il tema della sanità pubblica è centrale nell’impegno del PD, perché riguarda, più di ogni altro ambito, la cura e il benessere delle persone e da esso dipende il livello di civiltà di una comunità. Continueremo a parlarne e, se ci sarà disponibilità, ad interloquire con la direzione dell’ASP di Agrigento: senza pregiudizi, senza lesinare critiche per i servizi inadeguati, ma pronti a riconoscere il merito di eventuali svolte gestionali improntate all’efficienza e alla creazione di nuove strutture e iniziative di ascolto e cura dei malati.
Il circolo cittadino “Vittoria Giunti” del Partito Democratico