di Tano Siracusa

Il presepe è a cento metri dalla chiesa della Badiola, un grande presepe che ambienta la Natività nel centro storico della vecchia Girgenti. Non ci sono i negozi, la folla dei regali, le vetrine che di giorno via Atenea mostra ai pochi passanti, a qualche turista, i suoi eleganti addobbi natalizi. Ma la sera da Porta di Ponte a Palazzo dei Giganti è una sfavillante scia di luci, come una lunga serpeggiante coda della cometa, mentre i manichini osservano da dietro le vetrine la folla che ha il passo svagato della festa.

Il presepe è poco lontano, in una zona del centro storico dove si sono verificati diversi crolli, quasi al buio.
Il buio e le luci: il Natale è anche questo. La luce della cometa che rischiara il villaggio palestinese, la luce che si ostina a brillare nella notte, che la ricaccia indietro sopra i tetti della città, sulla valle e sul mare.
Attorno alla sfarzosa scia luminosa di via Atenea il centro storico è immerso nel buio, rischiarato da una diradata illuminazione pubblica e trapuntato dalle modeste luminarie colorate che i privati hanno allestito sui balconi, sulle facciate delle case. Quel buio nasconde anche abbandono e degrado; le luci sparse, proprio come in un presepe, segnalano un resto di vita che non si arrende.
In questi giorni la città è gradevole, una piccola città senza grandi pretese, che indossa un bel vestito, si riflette sulle vetrine e guarda il mare. Basta mettere da parte le cartoline, i voli spettacolari sopra i templi, e riuscire ad apprezzare accanto allo scintillio della via principale l’ostinazione del presepe, delle rare luci che si accendono e spengono nel buio del centro storico. Lontano dai riflettori accesi su una città da vendere sul grande mercato delle immagini.

Di Bac Bac