di Nuccio Dispenza
“I protagonisti di questa stagione sono visionari, uomini e donne che hanno deciso di andare controcorrente, sfidando le opinioni, i giudizi e i pregiudizi altrui. Persone che in solitudine, talvolta in ristrettezze, sono state capaci di tracciare nuovi sentieri, scovando la bellezza in luoghi nascosti e inaspettati.” Domenico Iannacone mi presenta così il nuovo ciclo di “Che ci faccio qui”. Lo straordinario viaggio televisivo torna lunedì 22 marzo, su Rai3, in seconda serata. Un racconto dell’Italia, che riprende, che ci regala quattro nuove puntate, tappe umane di un viaggio altro, che non si rintraccia nei tradizionali filoni televisivi. “Quello che resta” sarà il titolo della prima puntata. Due storie apparentemente assai diverse, ma che hanno in comune la capacità visionaria di pensare un mondo diverso, un modo diverso di attraversare il nostro tempo, forti della memoria. Cos’hanno in comune, se non questo, un imprenditore che ha deciso di proteggere la natura e un regista indipendente che da sempre si prende cura di una piccola sala cinematografica? Domenico Iannacone intreccia le loro storie, viaggi di due visionari che guardano il mondo con la stessa idea di resistenza civile.
Da più di dieci anni Fiorenzo Caspon, imprenditore veneto di 70 anni, cerca di resistere compiendo qualcosa di eccezionale: acquista terreni che sottrae all’agricoltura intensiva e, a sue spese, pianta alberi secolari che sono stati sradicati. Quarant’anni fa, a Roma, il regista e scrittore Silvano Agosti ha fondato il Cinema “Azzurro Scipioni”, un luogo in cui dà vita all’idea di un cinema indipendente, fuori dalle logiche del mercato hollywoodiano. In un periodo difficile per le sale cinematografiche, sono chiuse per la pandemia, questa piccola sala rischia ancor più delle altre: sull’Azzurro Scipioni pende infatti un’ingiunzione di sfratto. Che ne sarà di questo luogo, di questa coraggiosa e visionaria esperienza? Che ne sarà di questo patrimonio culturale?