di Tano Siracusa
Palermo come Barcelona? Il progetto di estendere a via Archirafi l’area chiusa al traffico di Palermo ha fatto evocare a molti il modello Barcelona, le sue Ramblas, i lunghi viali che scendono al mare attraversando il centro storico largamente pedonalizzato. Palermo come Barcelona, è stato detto e scritto.
Ma la coraggiosa chiusura al traffico veicolare di una vasta area del centro storico palermitano con le sue attività commerciali e culturali, gli spazi pedonali attraversati dai flussi turistici, non diminuisce, casomai rende più evidente la baraonda del traffico veicolare nel resto della città.
A Barcelona questa frattura non appare, la distanza dal centro non è avvertita. E non solo per la funzionalità della metropolitana e del complessivo sistema del trasporto pubblico, ma perché anche in zone decentrate della città le alternative all’uso dell’automobile sono numerose, lo spazio riservato a pedoni, ciclisti, pattinatori, è ampio, attrezzato e frequentato: per esempio nel quartiere di Sants, certamente non turistico ma ricco di servizi, di parchi, di attività commerciali, dove sorge la principale stazione ferroviaria della città e da dove si può raggiungere il centro in 10 minuti con la metropolitana.
Nel video che segue la maggior parte delle riprese sono state effettuate due anni fa in questo quartiere e sui mezzi pubblici di trasporto.
Il generale dissesto ambientale ha messo in crisi la città novecentesca modellata sull’uso dell’automobile. Il dopo Covid apre scenari nuovi, nei quali forme diverse di mobilità e offerta di spazi attrezzati e liberati dal traffico veicolare privato, dovrebbero interessare l’intero tessuto urbano. A Palermo come altrove. L’esempio di Barcelona sotto questo profilo può costituire un punto di riferimento, la dimostrazione che il superamento della periferia come luogo materiale e simbolico di marginalità e disagio coincide anche con il superamento di una concezione ‘insulare’, separata, del centro storico e dei suoi spazi pedonalizzati.