di Nuccio Dispenza
Quando ad attraversare un evento sono i bambini, questi hanno la capacità unica di scandalizzare, di sottolineare lo scandalo dei fatti con un evidenziatore che è la punta di un coltello affilato. Per fare male ai nostri occhi, alla nostra lettura, per turbarci.
E’ accaduto, ancora una volta, coi tre corpicini sprofondati nella sabbia di una spiaggia libica, lì per giorni senza incontrare la pietà di qualcuno che li rimuovesse, desse loro sepoltura, magari anche un nome. I bambini ci impongono letture più profonde quando tragicamente attraversano certi eventi, sembra che siano portatori di messaggi che altrimenti andrebbero smarriti, ignorati o letti distrattamente se non con fastidio. E’ così quando ci lasciano la vita, così quando invece, in un disegno che ci sfugge, sopravvivono alla tragedia. Anche in questo caso accade che siano capaci di parlarci, di dirci qualcosa che scuota le nostre pigrizie della mente e del cuore.
Mi hanno colpito due piccoli sopravvissuti, uno più recente, che mi rinvia ad un’altra piccola vita continuata miracolosamente. E una grande tragedia della Storia domina sulle tragedie della cronaca che ce li ha fatto conoscere. Partiamo da quella più recente. Funivia di Mottarone, il monte affacciato forse sul più bello dei laghi italiani, quello d’Orta. L’irresponsabile disattivazione del freno di emergenza fa una strage. Si salva solo Etian, cinque anni, muoiono mamma, papà e fratellino. Eitan si salva perchè il papà in quei terribili secondi gli ha fatto da guscio. La famiglia di Eitan viene da Israele, lì torneranno in una bara, lui crescerà con la zia.
Ed è la zia a raccontare di aver capito la dimensione di quel che era accaduto quando ha cominciato a ricevere messaggi di solidarietà e di cordoglio. “Ma ho pensato che fosse accaduto qualcosa di grave lì, in Israele, per un missile caduto sulla loro casa…”.
Ed ecco che Eitan rinvia ad un’altra strage, con una piccola sopravvissuta. Questa è accaduta qualche settimana fa, nelle ore più tragiche di Gaza sotto una pioggia di bombe. Suzy, 6 anni, riesce a sopravvivere per otto ore sotto le maceria della casa che, crollando, le ha distrutto quasi tutta la famiglia: la mamma, i fratelli, il più piccolo di 4 anni. Nella corsia dell’ospedale di Shifa dove papà e la piccola Suzy si ritrovano si sente l’uomo dire alla figlia: “Perdonami se non sono riuscito a raggiungerti tra le macerie, a stringerti tra le braccia…”.
Eitan e Suzy, due storie apparentemente distanti. Solo apparentemente e se la lettura delle cose della vita rimane superficiale. L’uno e l’altra, vuoi che si legga la Storia, vuoi che si legga la cronaca, ci dicono quanto sia preziosa la vita, quanto sia stolto toglierla, per giochi di potere o per logiche di denaro.