di Nino Cuffaro
Nello scorso mese di gennaio, con Antonio Barone e Daniele Gucciardo, siamo stati ricevuti dal sindaco di Agrigento Franco Miccichè a cui abbiamo consegnato una petizione per l’istituzione di un’ampia isola pedonale nel centro storico della città. La petizione, promossa dal circolo John Belushi dell’Arci, dal circolo Rabat di Legambiente e dall’associazione culturale Bac Bac, firmata on line da oltre 150 persone, chiede all’amministrazione comunale di sperimentare una zona pedonale che vada da piazza Pirandello a piazza Cavour, interessando la via Atenea, via Pirandello, piazza San Francesco, la zona di Porta di Ponte, largo Francesco Taglialavoro e il primo tratto del viale della Vittoria, che sarebbe in continuità con i giardini di piazza Aldo Moro attraverso l’uso dei sottopassaggi pedonali (abbiamo avuto dal sindaco la notizia della loro messa in sicurezza e della riapertura imminente).
Con Franco Miccichè abbiamo affrontato il tema delle “Smart City”, cioè dell’utilizzo delle tecnologie digitali a partire dai trasporti pubblici e dalla mobilità, evidenziando le ricadute positive in termini di sviluppo economico e di qualità della vita per i residenti; dei parcheggi fuori dal centro storico (la controversia che ha bloccato il parcheggio in costruzione in piazzale Rosselli pare sia in via di soluzione); della mobilità alternativa ai mezzi privati (car sharing, bike sharing, scale mobili); degli esempi riusciti di pedonalizzazione nelle città d’arte in tutta Europa, a partire dalla vicina Palermo.
Il sindaco si è mostrato molto attento e sensibile ai temi discussi, evidenziando un ritardo culturale che porta diversi cittadini (in particolare alcuni commercianti) ad essere restii ad abbandonare vecchie, consolidate e deleterie abitudini, vedendo con ostilità ogni innovazione che penalizzi l’uso dell’auto privata. Su questo punto, partendo dall’esempio della città di Palermo, che ha visto il mondo del commercio fortemente contrario inizialmente e, poi (verificato l’aumento esponenziale delle presenze e il conseguente sviluppo degli affari), schierato con convinzione a difesa delle pedonalizzazioni, abbiamo suggerito al sindaco di proporre ai commercianti interessati di partire con una fase sperimentale temporanea, accompagnata da un programma di eventi da tenere nelle zone incluse nella pedonalizzazione (ad esempio: notte bianca, festa del cibo di strada, fiera del libro, mercatini dell’artigianato locale, etc..) in grado di attirare interessi e frequentatori.
Ovviamente, causa la pandemia di covid, ogni sperimentazione di questo tipo non poteva che essere rinviata al momento del recupero di una condizione di normalità.
Oggi, penso sia il momento di riprendere e rilanciare quel confronto, estendendolo a tutte le forze politiche e culturali della città. Ecco il testo completo della petizione.
CREIAMO UN’AREA PEDONALE NEL CENTRO STORICO DI AGRIGENTO
Nel programma presentato per le elezioni amministrative appena concluse, il sindaco Franco Miccichè parla poco della gestione della mobilità cittadina. Si limita ad accennare ai parcheggi da completare, menziona la necessità di rivisitare il Pum (Piano Urbano della Mobilità), senza però fare riferimento alle modifiche da apportare. Nulla su eventuali pedonalizzazioni e su zone a traffico limitato. Su questi punti, però, considerando i primi atti della giunta in carica, l’indirizzo sembra essere chiaramente contrario: sono state eliminate le piccole aree pedonalizzate di piazza Pirandello e piazza Sinatra ed è stata rivista la ZTL di via Atenea, limitando l’orario di chiusura alle auto. Se questa è la direzione di marcia, c’è da pensare che difficilmente si faranno delle pedonalizzazioni e si perseguiranno politiche di contrasto al traffico privato.
Lo scenario europeo, invece, va in direzione opposta. Tutte le città, in particolare quelle che custodiscono i luoghi e gli elementi architettonici più preziosi, si muovono verso una mobilità ecologicamente sostenibile, con l’impiego di infrastrutture che massimizzano il trasporto pubblico penalizzando il traffico privato, escludendolo quasi del tutto dalle zone centrali. Quindi, si procede ovunque con piste ciclabili, bike-sharing, interdizioni di ampie zone al traffico privato, pedonalizzazione dei centri storici. È in questa direzione che vanno le “Smart city” di cui tanto parla nel suo programma il sindaco Miccichè, salvo poi disattenderne clamorosamente il significato nei sui primi atti amministrativi. Le “città intelligenti”, infatti, si qualificano proprio per una politica della mobilità che coniuga ambientalismo, risparmio energetico e riqualificazione del tessuto urbano.
Peraltro, la trasformazione verso una sostenibilità ecologica delle città è un’emergenza imposta dai cambiamenti climatici, ormai accelerati e dalle conseguenze disastrose: siccità, desertificazioni, inondazioni, scioglimento delle calotte polari e innalzamento del livello dei mari; ed è chiaro agli studiosi che l’economia basata sui combustibili fossili è al tramonto. Bisogna quindi attrezzarsi, e anche velocemente, per traghettare le nostre comunità caotiche ed inquinate verso nuove forme intelligenti dell’abitare, con città infrastrutturate per una mobilità ecologica, innovativa e dotate di tecnologie digitali in grado di migliorare la qualità della vita contrastando i rischi ambientali: sia quelli globali che quelli di prossimità. Quindi, politiche con ricadute immediate sulla riduzione del traffico, la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico, l’inquinamento visivo.
In questa direzione si muovono anche le direttive comunitarie del recovery fund, che convoglieranno un’enorme spesa pubblica nei prossimi anni.
Naturalmente ci vuole chiarezza di visione e coraggio per contrastare cattive e consolidate abitudini, difese ad oltranza da chi si attarda a cogliere la necessità di un cambiamento profondo nell’organizzazione, nel modo di vivere le città, di gestire spazi e tempi.
La nuova mobilità deve invertire la scala delle priorità: attenzionare anzitutto le esigenze dei pedoni, per passare poi a quelle dei ciclisti, al trasporto pubblico e, solo in coda, al traffico privato.
In quest’ottica chiediamo all’amministrazione comunale di sperimentare un’ampia zona pedonale nel centro storico che veda interessate piazza Pirandello, via Atenea, la zona di Porta di Ponte, largo Francesco Taglialavoro, via Pirandello, piazza San Francesco e il tratto del Viale della Vittoria che va da piazza Cavour a piazza Marconi. Se contestualmente si riattivassero i sottopassaggi di piazza Marconi, si creerebbe una lunga passeggiata pedonale nel salotto della città da piazza Pirandello a piazza Cavour, senza soluzione di continuità.
Naturalmente, facendo tesoro delle esperienze maturate in altre realtà, l’iniziativa dovrebbe essere discussa preventivamente con gli operatori commerciali e presentata assieme ad un cartello di eventi culturali, da tenere (non appena le primarie esigenze sanitarie lo consentiranno) nelle aree pedonalizzate, che possano attrarre visitatori e potenziali clienti.
Vicino a noi, Palermo con il suo centro storico ampiamente pedonalizzato (via Maqueda, piazza Verdi, il Cassaro, Piazza San Domenico, la Vucciria, piazza Bologni ed altro ancora) è un esempio riuscito di rinascita urbana, ambientale ed economica.
Facciamolo anche ad Agrigento.
ARCI – Circolo John Belushi
Legambiente – Circolo Rabat
Associazione Culturale Bac Bac