di Arianna Aloisi
Alla fine degli anni ottanta mi imbattei nella musica dei “Les Négresses Vertes”. Avevo poco meno di vent’anni, quasi la stessa loro età, stessa generazione, ma nascevo in un altro paese e in un contesto diversissimo e le loro istanze e i bisogni, erano molto distanti dai miei. Ne rimasi attratta e incuriosita, e quella musica mi catturò. Il mondo da cui provenivano era quello della Parigi delle banlieues e dei ghetti, dove la vita era (ed è) un andare controvento e le parole “Libertè, egalitè, fraternitè”, di cui nel tempo ci siamo appropriati facendone slogan gridandole con fin troppa enfasi, avevano davvero poco senso.
Figli di immigrati algerini, stretti nei loro abiti anni 50 nelle cui tasche c’era poco o niente, se non la voglia di fuga e di riscatto, frequentavano bar malfamati e si aggiravano per le strade insidiose dei loro quartieri, tra la paura e la speranza che la notte finisse e che la luce del giorno svelasse e rivelasse la loro condizione. Dalle immagini, con gilet, cravatta, baffetti e i denti guasti dall’alcol e dalle droghe, capelli impomatati di brillantina, da sotto i cappelli a falda larga, mi apparivano sorridenti e quasi beffardi.
La storia del loro nome è emblematica. Negli anni 50, il pittore Vladimir Tretschikoff, “il re del kitsch”, ritrasse una ragazza dai lineamenti orientali “La ragazza cinese” e ne cambiò il colorito del volto dipingendolo di verde. L’opera divenne famosissima tanto da garantirsi una esplicita citazione in una inquadratura del film “Frenzy” di Hitchcock e da essere ribattezzata “La Gioconda”. I francesi non gradirono molto l’accostamento con la Monna Lisa di Leonardo e la chiamarono “La negra verde”, che diventò un appellativo razzista. Per quei ragazzi “suonatori un pò suonati”, la Parigi ricca perbenista e xenofoba, tanto distante e proibita, rappresentava una sfida. Fu così che durante una delle loro scorribande notturne, fecero incursione in un club parigino, ubriachi, chiassosi, con il carico molesto della povertà che fa sempre molta paura, e con i capelli dipinti di verde, tanto che vennero buttati fuori dal locale dalla polizia, al grido “Sortez d’ici, les négresses vertes!” “fuori di qui, negri verdi!”.
I “giusti”, insultandoli, gli attribuirono un nome che, dal dispregio al pregio, essi adottarono: “Le Negresse Verte”. Una musica bastarda, contaminata, meticcia, che mescola insieme la chanson française, la musica gitana, quella araba, il reggae, il rock. Fiati, fisarmoniche, percussioni, chitarre e un gran chiasso. Il chiasso doloroso e dissacrante, narrato con sarcasmo e ironia, delle ingiustizie, della povertà, dell’emarginazione, il trambusto disordinato di un’epoca, di una generazione, il racconto del cuore di Noël Rota, in arte “Helno” paroliere e cantante del gruppo che il 22 gennaio del ’93, a 29 anni e all’apice del successo, muore di overdose nel suo letto da bambino, a casa della madre.
“De Foire en Foire/ De Verre en Verre/ De Boire en Boire/ Je Mords Encore a Pleine Dents/Je Suis un Mort, Encore Vivant
Di fiera in fiera/di vetro in vetro/di bere in bere/ Mordo ancora a pieni denti/io sono un morto ancora vivo.”
Questo il suo epitaffio, tratto da un brano di Brel, “La Chanson De Van Horst”.
Tanti nel tempo, i riconoscimenti da parte di musicisti importanti quali ad esempio i Massive Attack e di artisti italiani come “La Bandabardò”, che per celebrare i 25 anni di carriera, fecero una cover proprio del brano “Zobi la mouche”. A seguito della morte del leader, la loro musica cambierà registro e direzione, muovendosi tra l’elettronica e il lounge dub, con buoni risultati per me ancora accattivanti ma meno romantici.
Il brano di cui il bel video in bianco e nero con tratti di colore, “Zobi la mouche”, è uno tra i più famosi. Una provocazione, una sfida che comincia con uno sberleffo e finisce con una seduzione. Zobi, il protagonista dal forte accento algerino, si paragona ad una mosca. Fastidioso e molesto, come può essere una mosca o un immigrato, entra, se vuole, nella bocca sempre troppo aperta della stupida gente “perbene”, uscendone poi vivo dal naso. E fastidioso e molesto, come un immigrato, o una mosca, con poche altre parole di erotismo elementare e diretto, ne seduce, conquista e ruba, se vuole, le brave, belle e bianche donne.
ZOBI LA MOUCHE
On m’appelle Zobi/Oui c’est moi la mouche/J’suis pas tant crédible/Car on me trouve louche/Ceux qui lisent la Bible/En ouvrant la bouche/Sont des jolies cibles/Des gobeurs de mouches. Et hop! dans le mille/Je fonce dans le gosier/Je ressors par les trous de nez/Et hop! dans le mille/Je fonce dans le gosier/Je ressors par les trous de nez. Zobi Zobi la mouche/Zobi Zobi la mouche/Faut pas s’faire de bile/ J’me fais pas bouffer/J’suis pas tant débile/De moi faut s’méfier/Et dans les grand-villes/Y’a guère de pitié/Mais je me faufile/On ne peut m’écraser. Et scratch! dans le vil/Je fonce dans le soulier/Et j’ressors par les trous de pieds/Et scratch! dans le vil/Je fonce sans le soulier/ Et j’ressors par les trous de pieds. Que me veut cette fille/Oh sacrée gonzesse/Elle est bien gentille/ L’a de jolies fesses/Elle est nue/Elle brille/Quelle délicatesse/Si je la titille/Et qu’elle se confesse/Je perds pas la bille/J’la prends de vitesse. Top dans l’mille! Zobi Zobi/La mouche/Mouche/Mouche. ZOBI LA MOSCA Mi chiamano Zobi/
Sì sono io la mosca/non sono tanto credibile/perché mi trovano sospetto/Quelli che leggono la Bibbia/quando aprono la bocca/sono dei bei bersagli/creduloni, mangiatori di mosche E hop! Ho fatto centro/vado dritto in gola/e poi esco fuori dai buchi del naso/E hop!Fatto centro/vado dritto in gola/e poi esco fuori dai buchi del naso Zobi Zobi la mosca/Zobi Zobi la mosca Non c’è da rovinarsi il fegato/non mi faccio inghiottire/mica sono cosi scemo/di me meglio non fidarsi/ E nelle grandi città/non c’è nessuna pietà/ma io mi intrufolo/non si riesce a schiacciarmi E scratch! allo stolto/gli entro nella scarpa/e poi esco fuori dai buchi nel calzino Zobi Zobi la mosca/Zobi Zobi la mosca Che vuole da me questa signorina/oh bel pezzo di ragazza/è carina e gentile/e ha anche un bel culo/è nuda/e brilla/che raffinatezza/se la titillo un poco/e lei si confessa/non perdo l’occasione/la prendo velocemente. Perfetto! A segno Zobi/ Zobi/la mosca/la mosca/Mosca/Mosca