di Nino Cuffaro
Palazzo Tommasi domina piano Sanzo a pochi passi dalla via Atenea: un complesso monumentale su tre livelli che si estende per oltre 600 metri quadri, costruito in stile barocco con il prospetto che si innesta su fondazioni e muri di epoca medioevale. Di proprietà del comune di Agrigento, figura nei programmi amministrativi degli ultimi trent’anni come struttura da utilizzare per finalità d’uso artistiche e culturali, ma ad oggi si trova in uno stato di completo abbandono. Nonostante sia stato oggetto più volte di costosi interventi di recupero, negli ultimi decenni non ha mai conosciuto una qualche utilizzazione.
Il primo intervento di ristrutturazione per renderlo agibile viene completato nel 2002, senza che segua una destinazione dell’immobile che, lasciato all’incuria e in preda ai vandali, diventa ben presto nuovamente inutilizzabile. Un primo tentativo concreto di valorizzazione è del commissario straordinario del comune Luciana Giammanco, che nel marzo del 2015 pubblica un bando per l’affidamento del palazzo per “l’insediamento di residenze speciali per il turismo e le attività studentesche”. Tuttavia, l’esoso canone, fissato a 108.000 euro annuali, scoraggia le offerte e il bando va deserto. Nel frattempo la struttura, priva di manutenzione, continua a deteriorarsi. Nel 2016 il sindaco Lillo Firetto, dopo un ulteriore intervento di recupero, raccogliendo le sollecitazioni di diversi intellettuali e associazioni culturali, propone al Consorzio Universitario di trasferirvi la sede principale. L’idea sarebbe ottima: insediare l’università, collocata attualmente in un lembo periferico, nel centro storico e rivitalizzare il cuore della città con la presenza di una prestigiosa istituzione capace, con le centinaia di studenti e docenti al seguito, di innescare un volano di attività culturali ed economiche. Il comune, però, cerca anche di far cassa e subordina la concessione del palazzo al pagamento di un canone da parte del consorzio universitario da conguagliare con il contributo annuale dovuto dal comune al consorzio stesso. Insomma, l’affidamento è oneroso e il consorzio, che vivacchia con lo spettro della chiusura per insufficienza di fondi, si mostra molto tiepido. Così, nonostante Lillo Firetto annunci nel gennaio 2019 la conclusione dell’affidamento al Consorzio Universitario di palazzo Tommasi, l’università non ha mai preso possesso dei locali che erano e restano in stato di abbandono.
Oggi Palazzo Tommasi se ne sta inutilizzato, direi quasi scordato, in un angolo poco curato, se non degradato, del colle di Girgenti. Non è dato sapere quale sia attualmente lo stato interno dell’immobile (su Youtube è reperibile un filmato del 2014 in cui si palesa una condizione di notevole deterioramento), ma quello esterno si presenta così: le porte chiuse e qualcuna, aperta dai ladri in passato, sbarrata con delle lapazze; diversi vetri rotti sono diventati la via d’accesso dei colombi che, molto probabilmente, avranno disseminato il loro guano ovunque; alcuni pluviali di rame sono stati asportati, presumibilmente da ladri, lasciando le acque piovane all’assorbimento delle pareti; alcune grondaie sono intasate e non consentono il regolare smaltimento delle piogge, con conseguente insorgere di umidità sui muri; le strade perimetrali sono infestate da erbacce e rifiuti (soprattutto la salita Vassallo che collega piano Sanzo alla via Bac Bac); l’intonaco è staccato in più punti.
Non si ha notizia di alcun progetto dell’amministrazione in carica per valorizzare il palazzo, coerentemente con la destinazione assegnata dagli strumenti urbanistici. Semplicemente nessuno se ne occupa. Ma qualche piccolo passo nel recupero dell’area è stato fatto. Nel 2016 il comune di Agrigento (giunta guidata da Lillo Firetto) partecipò ad un bando del governo nazionale per la “Riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia” aggiudicandosi un finanziamento di 15,8 milioni di euro. Il Progetto Girgenti, così chiamato in relazione alla nuova denominazione del centro storico voluta dall’assessore Beniamino Biondi (ogni tanto anche gli agrigentini hanno avuto il privilegio di qualche amministratore di notevole spessore culturale), prevede tra l’altro la riqualificazione di piano Sanzo e del tratto di strade che dalla piazza portano in via Atenea. Dopo tanti finanziamenti persi per il recupero del centro storico, a partire dalla legge regionale n. 70 del 1976 appositamente emanata per i centri storici di Agrigento e Siracusa (i 25 miliardi di lire previsti per Agrigento non vennero mai spesi, mentre i fondi per Siracusa determinarono l’avvio del recupero di Ortigia), finalmente tra qualche mese partiranno i lavori di riqualificazione dell’area di Palazzo Tommasi. Il progetto esecutivo, per un importo di 1.898.000 euro, è stato approvato dalla giunta comunale lo scorso anno: piano Sanzo e le le vie d’accesso verrano ripavimentate e rese più decorose. Sarebbe auspicabile anche che la piazza venisse liberata dalle auto e pedonalizzata, in modo da poter apprezzare appieno il prospetto barocco di palazzo Tommasi, ma, vista la scarsa sensibilità ambientalista degli attuali amministratori, non è il caso di fare grande affidamento su un uso pedonale dell’area.
Resa decorosa la zona, resta il tema della valorizzazione e fruizione del palazzo. Le sue condizioni attuali non ne consentono un uso immediato, pertanto bisognerebbe recuperare dal bilancio comunale le somme necessarie alla sua agibilità. Si potrebbe ricorrere, per esempio, ai fondi provenienti dalla tassa di soggiorno, il cui utilizzo in questo caso sarebbe più congruo rispetto ai finanziamenti a pioggia, di sapore clientelare, erogati lo scorso anno ad una miriade di associazioni culturali, alcune decisamente sconosciute.
Ristabilita l’agibilità del palazzo, si dovrebbe pensare ad un affidamento immediato non pensando a fare cassa, ma valutando l’utilità dei servizi culturali che possono essere offerti alla collettività. Quindi, ricorrendo ad una concessione tramite comodato d’uso, cioè gratuito, perché le associazioni che fanno cultura sopravvivono a stento con le quote dei soci e qualche magro contributo pubblico.
La prima scelta per l’utilizzo è sicuramente l’affidamento all’università, che tra poco trasferirà la sua sede nei locali dell’ex ospedale di via Atenea. Qualora il consorzio universitario non dovesse essere interessato, vista la disponibilità della nuova sede, si potrebbe utilizzare il palazzo per farne una vera e propria casa della cultura, dando ospitalità ad artisti e associazioni che si occupano di musica, teatro, pittura, scultura, cinema, ambiente, fotografia. Ne verrebbe fuori un formidabile contenitore di arte e di cultura, sul modello dei cantieri culturali alla Zisa di Palermo. Una gemma che si collocherebbe benissimo in un percorso ideale che da Santo Spirito va al teatro Pirandello e al museo civico (altra struttura chiusa da decenni) passando, appunto, per palazzo Tommasi e l’ex collegio dei Filippini.
Altra strada per un suo utilizzo immediato potrebbe essere quella di una collaborazione con il museo archeologico. Palazzo Tommasi potrebbe diventare una succursale del museo della valle, per esporre alcuni dei reperti di cui sono ricchissimi i magazzini del museo Pietro Griffo. Un incentivo in più, per i turisti che si recano nella Valle, a proseguire la loro visita nel centro storico. Quest’ultima opzione avrebbe anche il pregio di consentire l’accesso ai finanziamenti regionali dell’assessorato alla cultura.
Si può fare, basta una piccola dose di buona volontà e l’orgoglio di realizzare qualcosa di utile e rilevante per la città.
E’ un vero delitto lasciare all’incuria una struttura così importante e il mondo della cultura agrigentina dovrebbe farsi carico di un appello accorato all’amministrazione cittadina, affinché provveda con tempestività. Si è già perso fin troppo tempo. Bisogna avere più cura del patrimonio di bellezza e di cultura che ci è stato affidato, perché è la premessa giusta per il nostro sviluppo, ma soprattutto per il benessere delle nostre anime.