Tutti lontani Canto vitale in memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta
di Daniele Moretto
Tutti sappiamo che i morti ci vedono. Siamo per loro una città lontana affacciata sul mare, ma ci scorgono esposti alla nostra condizione e vorrebbero dirci una parola. C’è chi pensa di averli accanto, sia pure oltre il muro, i propri cari, a guidarlo. Monica mi sveglia da Firenze con un sms. “Oggi è la luna piena di luglio, in India si festeggia il Gurupurnima, pare sia il giorno in cui gli Avatar si mettono in ascolto degli uomini, che possono far suppliche”. E c’è da anni questo volto che parla. Ma se i morti parlassero, sapreste che la morte è altra cosa da quello che pensate. Giudice! Dunque, Lei sa già che cosa voglio dire! Le parole provengono dal cielo e ad esso ritornano. Il tuo discorso, come il mio, scorre nell’acqua che avvolge la memoria del cosmo. Niente è separato dall’origine. Chi scrive sa che scrive per i vivi. Sì, i morti imparano altre cose. E i vivi, cosa devono imparare? Che la vita è una scuola, vi si transita a imparare specifiche lezioni individuali e collettive. A me pare che pochi stiano attenti, che i più dimentichino tutto, Giudice. I vivi dimenticano la morte e ancor di più il fatto di essere vivi. Come si impara l’esser vivi? Osservando le leggi. Quali leggi? Le leggi naturali. E dove sono scritte? Nella vita! (quasi parlando tra sé) Pèrdono tempo, i vivi, pretendono di diventare ricchi e sprecano l’oro dell’esistenza la svuotano di senso, buttano via tutto appena adulti o si credano tali, imitazioni di altri gesti giocati senza verità, incapaci di vere azioni, si svuotano e si riempiono parlando un chiacchiericcio che frigge brusìo da corridoio, da bus affollato parlottìo afoso... Esempi del discorso spezzato. Capisco, ma... Giudice, i morti cosa si dicono quando si incontrano? Si incontrano? Le anime comunicano? Come? Perché vuoi saperlo? Serve piuttosto far capire ai vivi che essi non si ascoltano, non si capiscono. Perché non ci capiamo? Perché non ascoltiamo? Siete tutti lontani. Lontani? Siete tutti lontani dalle leggi e dalla madre di ogni legge. Siete pertanto – fuori dall’amore – fuori ognuno di sé, lontani tra di voi. Lontani dalla luce, non comprendete il senso del viaggio né chi vi sia compagno - o debba esserlo, pochissimi si salvano... (pausa) non basta essere giudici per essere giusti. Dimmi, piuttosto, della mia città. La città è scura, la città è chiara arranca, s’arrabatta coi suoi espedienti nonostante tutto, è disperata e spera, la città, la valanga dell’ignoranza dell’indifferenza della politica contro la polis avanza inesorabile, ma le sue mura sono ancora forti di esperienza sana, di memoria e contrafforti di pazienza. C’è un fantasma a palazzo ignoto è il colore del suo sangue teme il confronto e dimentica gli ultimi, si fa ultimo e inutile il primo cittadino. La città si piega come una palma prega devota il carro della santa, dimentica l’offesa ripetuta di femmina venduta e ricomprata non porta mai rancore, o così sembra ché nei più oscuri antri una mal’aria stagna un grumo di dolore che mai diventa grido. Le piccole conquiste costate sangue si riperdono giorno dopo giorno pietra su pietra si consuma eppure brilla come una palma eppure la città profuma di salsedine e di gelsomino ai mercati i pesci i colori saltano sorrisi e bellezze femminili salvano i giorni spesi a ricercare invano un rimasuglio di comunanza, il capo nel garbuglio. Ah, come amavo le giornate di Luglio quelle sì che mi furono strappate è il filo quotidiano dell’affetto dei miei che mi tiene ancora legato al dolce mondo, il dolce mondo e amaro... (pausa, la voce prova a tremar meno fiamma di torcia che sfida il vento) Il popolo, il popolo... Cosa? Il popolo. Per esso ho fatto tutto. Non deve mai arrendersi però va preparato, moralmente educato, persona per persona: ogni fiore appartiene all’universo ogni creatura ha senso, ognuna aspetta la sua fioritura... La voce si allontana, poi si spegne le onde mutano d’intensità e muta la mia attenzione. Ritornerà nel corso delle ore arando la mia mente, diradando dubbi e rimettendone altri più o meno ardui al vomere. ------------------------ Sant’Elia di Monreale 18-19 Luglio 2008