di Tano Siracusa
Il vento si porta via le parole che cerchiamo perciò di trattenere qui, scrivendole. Non proprio quelle che sono state dette, e soprattutto non tutte perchè certe parole possono essere intese solo se ascoltate dalla sua voce.
Dice che l’albero che sta trasformando in un grande crocifisso è un eucaliptus, il cui legno è pessimo per essere lavorato. Si scheggia e si rompe facilmente, costringendolo a modellare il corpo secondo le imprevedibili resistenze del materiale. E’ lui che comanda, dice.
Doveva trovare un albero vicino a un fiume e farne un Crocifisso. Ha cercato e ha trovato questo enorme tronco di eucalipitus spiaggiato a cento metri dal mare, trascinato dalla piena di un fiumiciattolo. Ma non può restare qui perchè il fiume è inquinato, dice.
E siccome l’albero non è abbastanza largo per accogliere le braccia stese avrà le braccia sollevate in alto e i capelli, che pendono dalla testa reclinata, non potranno essere modellati per la fragilità del legno.
Se provi a solcare di più qui si rompe, dice. Discute a lungo con Mario Donato sulle proporzioni del corpo, sull’altezza delle ginocchia, su come e dove tagliare la croce.
Poi il Crocifisso verrà issato e portato altrove. Sarà miracoloso, dice.
Sarà comunque un’opera straordinaria, commenta Mario.
Resterebbe un’opera straordinaria anche lì, steso sul magnifico arenile vicino al porto e a cento metri dal mare, accanto a un povero fiume inquinato.