di Nino Cuffaro
Chiusa la fase di presentazione delle candidature per il rinnovo delle cariche amministrative di Agrigento, in attesa di leggere i programmi dei vari schieramenti, il primo dato rilevante è costituito dai circa 500 candidati che aspirano a gestire la cosa pubblica. Un numero enorme che, a prima vista, potrebbe sembrare espressione di una democrazia solida, animata da persone con un grande spirito di servizio verso la città.
In realtà le cose stanno diversamente. Il fenomeno della moltiplicazione delle liste civiche, che in città sono oltre la decina, configura un sistema tribale di controllo del voto, in cui molti candidati —disinteressati ad ogni profilo ideale e programmatico – vendono la loro merce-voto, pesando le preferenze ricevute al mercato dei favori e delle cariche pubbliche. Ne è conferma il trasformismo di molti personaggi politici, che passano tranquillamente dalla Lega, dai 5 stelle, dal PD, da Forza Italia a raggruppamenti politici fortemente avversati fino a poche settimane fa.
In questo senso le liste che appoggiano Lillo Firetto sono la rappresentazione plastica di come la politica abbia perso ogni riferimento ideale e sia ridotta ad un coacervo di interessi spesso, almeno formalmente, insanabilmente in contrasto. Si tratta di un raggruppamento che va disinvoltamente dalla sinistra alla destra. Quale progetto comune avranno mai alcuni intellettuali di sinistra con la forzista Giorgia Iacolino e la leghista Nuccia Palermo? Il candidato di Legambiente e il deputato regionale di destra Carmelo Pullara quale idea di città condivideranno? Quest’ultimo, oltre ad essere indagato per una questione di appalti della sanità siciliana e destinatario di un mandato d’arresto su cui si pronuncerà la cassazione nei prossimi giorni, si è distinto di recente per la proposta di dare il via libera alle costruzioni in riva al mare. Inoltre, all’Ars aveva anche suggerito una controversa norma blocca-ruspe che avrebbe fermato anche la demolizione di una sua proprietà. Non si può dire proprio che l’on. Pullara sia un ambientalista. Nelle scelte della prossima amministrazione conterà di più la sensibilità di alcuni pregiati intellettuali prestati alla politica, ma senza truppe al seguito, oppure il consenso elettoralmente determinante delle migliaia di voti raccolti dall’on. Carmelo Pullara e da Giorgia Iacolino?
Confrontarsi con chi viene da altre culture politiche e con chi amministra il potere è cosa saggia e giusta e in democrazia dev’essere il pane quotidiano, soprattutto per chi ha l’ambizione di rappresentare interessi collettivi. Però, il confronto, che può anche comportare rinunce e forme di mediazione al ribasso, ha senso se avviene tra due visioni diverse del bene comune. Ma quando ci si confronta con chi è abituato a gestire soprattutto privilegi e clientele e a fare mercimonio delle cariche pubbliche – si veda quello che è successo in questi giorni con le promesse di assessorati ed incarichi vari, con conseguenti cambi di casacca all’ultimo minuto – si corre solo il rischio di annacquare la propria identità culturale, senza aver realizzato nulla della progettualità che sta alla base del proprio impegno politico.
Nella scelta di una parte della sinistra agrigentina di appoggiare Firetto, non mi sembra si siano valutati appieno alcuni dati di tutta evidenza. Nei cinque anni di amministrazione passata nessun segnale di cambiamento e di miglioramento è stato dato alla città: nella trasparenza amministrativa, nelle politiche ambientali, nella cura del verde pubblico e dei parchi cittadini, nella mobilità urbana, nel recupero del centro storico, nella pulizia e nel decoro urbano, nella gestione degli impianti sportivi, nella pedonalizzazione del centro città, nel piano traffico, nella cura delle strade, nella politica culturale, nella definizione delle opere pubbliche incomplete, nella ripubblicizzazione dell’acqua, etc… Insomma, cinque anni persi.
Ricordo che nelle passate elezioni quasi tutta la sinistra partecipo con speranza alla elezione dell’attuale sindaco, pertanto forte è stata la delusione a consuntivo. E allora, perché si è rinnovata l’apertura di credito ad un sindaco così inconcludente? La competenza e la capacità di mantenere gli impegni assunti, non dovrebbero rappresentare la bussola nella scelta degli amministratori? Si è deciso, maldestramente, di rinunciare ad unire la sinistra con le sue forze ridotte, ma ancora capaci di una visione alta della politica e di una progettualità alternativa all’amministrare spontaneistico e casuale (nella migliore delle ipotesi) che caratterizza la classe dirigente attuale. Non riesco a capire, e questo mi amareggia molto, perché nella sinistra agrigentina personalità di grande intelligenza e competenza rinuncino ad esercitare la loro capacità di egemonia culturale e scelgano, invece, di appoggiare e farsi rappresentare da una classe politica molto, molto mediocre. Il rischio concreto è di costituire, com’è già accaduto nei cinque anni passati, la ruota di scorta di questo sindaco, per realizzare obiettivi ed interessi lontani dai programmi elettorali e dalla sensibilità politica della sinistra.