di Alfonso Lentini
Sbarcano a migliaia, svagati, col naso all’aria, vestiti da Arlecchino o Pulcinella, si guardano intorno cercando gelati alla panna o la pizza con mozzarella di bufala. Sbarcano uno dopo l’altro, si mettono subito in fila e iniziano il cammino senza chiedere permesso. Alcuni hanno sette dita per mano. Ce ne sono che indossano tute da meccanico o calze a rete. Uno aveva una parrucca rossa, ma gli è scomparsa subito, forse gliel’hanno rubata. Un altro mentre camminava reggeva un grappolo di bambini, saranno stati almeno un centinaio, tutti aggrumati fra le sue braccia. Una donna con ali di pipistrello procedeva a salti ampi e leggeri come se camminasse sul suolo lunare. Un ragazzetto smilzo sputava per terra a ogni piè sospinto. Alcuni sono alti quasi tre metri ed hanno proboscidi retrattili al posto del naso, occhi nascosti da occhiali scuri. C’è uno che mentre cammina sogna, un altro mentre cammina ride. Una ragazza in bikini camminava e stringeva le spalle per il troppo freddo. Uno, becco da cicogna, trascina un trolley da cui sbuca una forma tubolare che forse è un telescopio. Una vecchia dall’ossatura aviforme si muove curva e tremante a veloci passettini. Un nanerottolo con grandi corna elicoidali piazzate sul cranio trotterella fischiettando. Alcuni puzzano di catrame. Uno batte le ali starnazzando. Un ragazzo ben palestrato e nerissimo aveva le tasche piene di libri e teneva in mano la Fenomenologia dello Spirito. Un bambino piangeva lamentandosi perché aveva perso tutte le sue dodici mamme. Un vecchio, senza fermarsi, si avvicina al medico del centro di accoglienza solo il tempo per dirgli all’orecchio: “voglio restare incomprensibile”.