di B. Cane
Leggo con indignazione, non con stupore, l’articolo di A. Gatto. La sua sfacciataggine esprime bene, assieme alla dissimulazione, l’ indole della specie infida alla quale appartiene. Non varrebbe la pena controbattere se non fosse per il colto pubblico di umani ai quali l’articolo è rivolto.
Sorvolando sul tono insopportabilmente sentenzioso e supponente, la sua rappresentazione delle cose è sostanzialmente falsa, la condizione dei cani randagi in città non è purtroppo quella che in modo tendenzioso lascia supporre.
Io so di essere un privilegiato, come qualche altro cane di strada. Ci sono delle simpatiche persone che si occupano di me, mi portano da mangiare, quando è necessario mi fanno visitare dal veterinario. Ma ad essere così fortunati siamo pochi. Per gli altri ci sono le associazioni di volontari che si danno un gran da fare, li fermano per strada, cercano chi è disposto ad adottarli, ne curano alcuni, ma da soli non ce la fanno; e la vita di molti randagi che non hanno la mia fortuna, credete, non è per niente romantica.
Innanzitutto c’è poco cibo, la vostra raccolta differenziata dei rifiuti ha complicato le cose.
I canili, per quanto rispetto per noi si possa avere, sono spesso dei posti infami, sovraffollati, discanini; niente a che fare con le ‘case per cani’ a pagamento, dove vengono lasciati per qualche giorno quelli di noi che hanno un padrone.
Inutile dire che le distanze di classe fra i cani non sono inferiori alle vostre, anzi come per voi vanno aumentando. Ora si è diffusa la triste moda dei caninani al guinzaglio, dalle dimensioni sconvenientemente simili a quelle dei nostri malriusciti nemici felini e di solito purtroppo, va detto senza fanatismi identitari, viziati e isterici. Come fra voi il disprezzo di classe, l’altezzosità borghese, non viene più sanzionata, al contrario viene omaggiata dai più disgraziati: si vedono magnifici bastardi di strada seguire e festeggiare quegli imbarazzanti cani-gatto.
Il meglio sarebbe poter scegliere fra lo stare al guinzaglio del padrone e vivere la libertà della strada, che purtroppo in questa città non corrisponde in nulla al quadretto idilliaco suggerito da Gatto.
Ci sono sadici, avvelenatori, aguzzini fra di voi, criminali che andrebbero curati, e c’è anche, certo, una diffusa benevolenza nei nostri confronti. Meritata. Abbiamo una tradizione, una storia, le nostre celebrità cittadine. Il Cane Nero ad esempio, che andava a tutte le processioni e assisteva, anche da solo, ai comizi a Porta di Ponte: quando morì investito da un’auto qualcuno scrisse un necrologio sul giornale locale. Oppure Lillo, il cane di Giovanni Moscato, che prima di venire adottato dormiva davanti al cinema Astor, sdraiato all’ingresso, e bisognava che i bipedi sollevassero le loro lunghe gambe per non disturbarlo.
Certo, oggi i tempi sono diventati difficili per tutti. Quando è scoppiata la pandemia quelle strade all’improvviso deserte sono state per me e per il mio amico, uno sprovveduto di madre maremmana, uno vero spavento. Perché a differenza dei gatti, ipocriti, egolatri, subdoli, che cercano da voi solo le comodità, a noi piace proprio la vostra compagnia, vi staremmo fra piedi dalla mattina alla sera se non ci fossero da parte vostra tanti spiacevoli pregiudizi. Sarebbe facile riconoscere le nostre qualità, la nostra discrezione: di notte, per dire, noi cani di strada ci acconteniamo di un cuscino, anche un cartone nel sottoscala d’inverno, senza pretendere di infilarci nei vostri letti come fanno quegli snob pretenziosi, infingardi e ruffiani.
Le istituzioni potrebbero fare di più, di meglio? Di sicuro, ma noi non chiediamo parchi, giochi, spazi attrezzati, non abbiamo di queste pretese.
Ci basta essere certi, come siamo, che quel piano di sterilizzarci tutti non corrisponde al vero. Che non è nei programmi di nessuno, che esiste solo nei vaneggiamenti nazisti di Gatto e dei suoi sodali. Siamo fiduciosi. Dalla nuova Amministrazione ci attendiamo un generosa politica dell’accoglienza e della protezione, per quanto è umanamente possibile. Che gli orizzonti dell’umano e del canino possano congiungersi: è questo l’auspicio mio e di molti miei compagni.
In ogni caso al video imbarazzante e doloroso segnalato da Gatto suggerisco di rimediare, almeno in parte, con quest’altro video, di ben altro profilo, su un modello sudamericano di convivenza dal quale la vostra comunità, così poco attenta alle esperienze più avanzate, potrebbe trarre qualche utile suggerimento.
Quanto alle prodezze letterarie vantate da Gatto a proposito di oscuri esponenti della sua specie, basterebbe citare le decine di scrittori, alcuni anche famosi, che hanno fatto i soldi pubblicando a proprio nome le autobiografie (ma non solo quelle) scritte dai loro cani.