testo e foto di Renato Viviani
L’Africa é il continente che possiede la maggior parte delle rocce e delle sabbie aurifere del pianeta e l’orpaillage è lo sfruttamento artigianale dei terreni e dei sottosuoli auriferi. Il Burkina Faso che ha uno dei sottosuoli più ricchi d’oro è anche una delle nazioni più povere del mondo, dove si muore di fame, sete, dissenteria, malaria. aids e l’orpaillage rappresenta una risorsa per quasi un milione di persone impegnate, a vario titolo, nella filiera estrattiva. Il governo centrale e le autorità locali, fortemente corrotte, da una parte non hanno la forza per instaurare con le multinazionali del settore un rapporto economicamente più favorevole per l’economia nazionale, dall’altro non riescono e in parte non vogliono arginare il fenomeno dell’orpaillage. Questo fenomeno a fronte della dozzina di concessioni ufficiali ne conta più di un migliaio di quelle artigianali gestite da clan locali. Per una giornata lavorativa di circa dieci ore gli uomini riescono a guadagnare tra i 2000 e i 2500 CFA (pari a circa tre o quattro euro), molto meno le donne e i bambini. Le autorità sopportano questo tipo di attività, seppur precario e pericoloso, perchè comunque permette ai burkinabè un lavoro e in questo modo si rallenta sia la diaspora che l’arruolamento nelle file della jihad per motivi economici. Ho visitato le miniere di Perkoà, Kassolà, Bepoidyr, ma i siti estrattivi sono in continuo aumento. I paesaggi intorno sono quelli del Sahel : assolate distese sassose in cui la vegetazione è quasi del tutto assente.
Le fasi della lavorazione sono tre : la prima è l’estrazione della terra e delle pietre, nelle miniere più profonde si usa anche la dinamite. La seconda è la frantumazione e la macinazione. Nella terza fase si mescola la sabbia così ottenuta all’acqua e si aggiunge il cianuro e il mercurio utili a
legare l’eventuale oro (cianurazione). Si fa quindi colare l’amalgama lungo canaline di plastica in pendenza rivestite di vecchi tappeti per trattenere le pagliuzze d’oro.